La schedina compie 70 anni: storia di un mito ormai fuori moda


Il 5 maggio è una data storica che ha rivoluzionato il mondo del calcio. E no, cari interisti, non c’entrano lo scudetto perso in maniera rocambolesca nel 2002 e le lacrime amare versate da Ronaldo. Parliamo, invece, della mitica schedina, che domani compie la bellezza di 70 anni.

Oggi, in un’epoca in cui il gioco d’azzardo padroneggia su più fronti ed è in continua evoluzione, la vecchia schedina sembra un cimelio storico. E, in effetti, la storia l’ha segnata davvero, aiutando il calcio a ricostruirsi tra le macerie della guerra. Era il lontano 1946, il giornalista Massimo Della Pergola ebbe l’idea di un concorso a premi con cui finanziare lo sport italiano alla fine della Seconda guerra mondiale. Così, insieme ai colleghi Fabio Jegher e Geo Molo, fonda la SISAL, che due anni dopo passa nelle mani del CONI.

Il Totocalcio (così si chiamò nel 1949) prevedeva di pronosticare 12 risultati, ma a partire da un concorso nel 1950-51 fu aggiunto anche il 13esimo. La schedina del primo concorso SISAL, indetto il 5 maggio 1946, prevedeva 4 incontri del girone finale della Divisione Nazionale 1945-1946, 2 incontri del girone finale della Serie B-C Alta Italia 1945-1946 e i restanti 7 (più 2 di riserva) provenienti dalla Coppa Alta Italia. La giocata di una colonna costava 30 lire e la prima vittoria fu conquistata da Emilio Biasotti, un milanese originario di Roma, che indovinò la combinazione esatta di quel concorso, aggiudicandosi 426.826 lire.

La schedina è rimasta un mito fino alla fine degli anni Novanta, la si giocava la domenica mattina come fosse un rito di famiglia. Oggi, invece, tra scommesse e giochi elettronici, c’è poco posto per lei.


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