Cahe, medico del pibe dal 1997, lo aiutò nei difficili momenti che Diego ha dovuto affrontare nel tunnel della droga. Tunnel dal quale, grazie anche all’aiuto di Fidel Castro che accolse Maradona a Cuba nel 2000 dopo l’ennesima crisi dovuta alla cocaina, riuscì a uscirne.
Ma la vittoria di Diego contro la droga non era nient’altro che un passaggio, ”da un vizio ad un altro.” Risalgono infatti all’inizio di Novembre le dichiarazioni di Cahe, qualche giorno dopo l’operazione alla testa dove fece trapelare la ”situazione ingestibile” che era quella di Maradona. Il pibe infatti aveva ”sostituito la droga con l’alcol”, ritrovandosi nelle stesse condizioni di Cuba 2000.
Già a inizio mese si preoccupò dichiarando ”è il suo futuro l’incognita che preoccupa maggiormente” facendo notare le ”crisi d’astinenza” di Diego.
Ed è lo stesso Cahe che oggi ha affermato che l’ex calciatore ”non è stato curato a dovere”. Ha aggiunto poi che il pibe ”doveva rimanere non solo in clinica, ma anche in un luogo con un’infrastruttura diversa, come quando lo abbiamo portato a Cuba.”
Cahe ha messo anche in dubbio l’intervento che Maradona ha subito a inizio mese. Ha affermato che ”non è stato svolto un controllo cardiovascolare a dovere, non era necessario operarlo subito, ho molti dubbi.” A preoccupare Cahe era inoltre lo stato emotivo che accompagnava Diego nell’ultimo periodo, il quale iniziava a mostrare segni di depressione e vari attacchi d’ansia, dovuti al pensiero che ormai ”aveva fatto tutto nella vita.”