Cori razzisti negli stadi, Collina: “Fermare le partite. Non si può lasciare spazio agli idioti”
Nov 08, 2022 - Francesco Pipitone
Pierluigi Collina
Fermare le partite in caso di cori razzisti dagli spalti. Lo ha affermato Pierluigi Collina: il designatore degli arbitri della Fifa è stato intervistato dal quotidiano La Stampa in vista del Campionato Mondiale in Qatar. Tra i diversi temi toccati c’è quello del razzismo tra i tifosi presenti allo stadio, un fenomeno in crescita soprattutto in Italia.
Cori razzisti negli stadi, Collina: “Fermare le partite”
“Dare segnali è fondamentale – afferma Pierluigi Collina – da anni è stato adottato un protocollo con tre step che può portare fino alla sospensione definitiva della partita. È una decisione che nessun arbitro vorrebbe prendere, decidere di non giocare è una sconfitta per tutti. Per il calcio. Non si può più accettare per esempio una banana gonfiabile tirata in campo. Se gli idioti insistono non gli si può lasciare spazio e nessun arbitro si fa problemi organizzativi in queste situazioni”.
Cori contro napoletani ed ebrei: il vergognoso bilancio dell’ultima giornata di Serie A
Non è necessario avere una memoria in grado di andare molto indietro nel passare per enunciare episodi di razzismo, in Italia. Sabato scorso, a Bergamo, i tifosi dell’Atalanta sono stati protagonisti di cori vergognosi contro i napoletani e perfino San Gennaro. Non una novità sia per quanto riguarda i bergamaschi, sia le altre tifoserie: quest’anno i canti razzisti contro i napoletani si sono sentiti a Verona, Firenze, Roma, Milano, Cremona, Roma.
Emblematico anche quanto accaduto durante il derby Lazio-Roma: i sostenitori bianco azzurri hanno intonato cori antisemiti che sono stati ascoltati in diverse occasioni durante la partita. Al termine del match i giocatori, addirittura, ballavano sotto la curva mentre dagli spalti proveniva il coro “In sinagoga vai a pregare, ti farò sempre scappare, romanista vaff***”.
La Lazio si è dissociata da questo comportamento ed ha sottolineato l’intenzione dei suoi calciatori di festeggiare la vittoria, non certo di legittimare i canti razzisti. Forse, tuttavia, un grande scossone dovrebbero darlo proprio le società e i giocatori in campo, anche attraverso gesti clamorosi.