Mai più il numero 88. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato il divieto per i calciatori professionisti di utilizzare il numero che richiama alla doppia ‘H’ (ottava lettera dell’alfabeto) di ‘Heil Hitler‘, il saluto nazista diventato simbolo dell’antisemitismo durante la seconda guerra mondiale.
Nel codice etico delle società, ha dichiarato Pientedosi, “viene recepito il riferimento alla definizione internazionale di antisemitismo. C’è quindi il divieto dell’uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo; la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche; la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione. Sarà inoltre valutato positivamente l’atteggiamento proattivo delle società in questo campo”.
Il caso più celebre del calcio italiano risale alla prima esperienza al Parma di un giovanissimo Gianluigi Buffon, che non potendo scegliere il doppio zero, per simboleggiare la propria forza ed i propri ‘attributi’ scelse proprio l’88, scatenando aspre polemiche da parte della comunità ebraica che lo costrinsero a virare sul 77. All’epoca dei fatti, il portiere della nazionale dichiarò per spegnere le voci sulle sue tendenze politiche: “Volevo lo 00, come in NBA, oppure lo 01, ma sono vietati. Il 99 era di Guardalben, col 69 qualcuno si sarebbe offeso, col 66 se la sarebbe presa il Vaticano. Così restava solo l’88, che per me è il numero della forza. Il nazismo? Nulla di più lontano da me. La mia famiglia mi ha sempre spiegato cosa fosse l’olocausto”.
A quella dichiarazione la comunità ebraica rispose rincarando la dose: “Uno spiacevole equivoco, ma è meglio che Buffon stia maggiormente attento: aveva già indossato una maglietta con la scritta ‘Boia chi molla’…”.
Gli unici due calciatori del Calcio Napoli ad aver indossato la maglia numero 88 sono stati la meteora Alberto Grassi, tra il 2015 ed il 2017 e Gokhan Inler, nelle stagioni 2011/2012 e 2014/2015.