Dove vi buttiamo? Ennesima vergogna di matrice razzista in uno stadio del Nord Italia: al Romeo Menti di Vicenza i tifosi dell’Avellino sono stati accolti con una vera e propria coreografia ispirata alla solita associazione che, nel settentrione, si fa tra l’immondizia ed i napoletani o campani in generale.
Il tono razzista è dimostrato anche dai cori di discriminazione urlati dai vicentini e documentati da Giovanni D’Agostino, amministratore unico della US Avellino, che in una intervista a Rai Sport tra il primo ed il secondo tempo ha sottolineato: “È una bella partita, grande accoglienza da parte del Vicenza. Peccato per alcuni cori, sono fiero di essere terrone. Sono cose goliardiche che ci stanno, fino a un certo punto”. D’Agostino ha precisato anche come tutto ciò sia accaduto il 2 giugno, la Festa della Repubblica che dovrebbe essere occasione di unità di tutti gli italiani. E meno male, diremmo.
Episodi che come al solito sono passati nel silenzio generale. Un argomento che è scomodo in una Italia che non ammette un problema enorme come il sentimento di intolleranza e razzismo di buona parte dei cittadini settentrionali verso quelli del Sud. Un atteggiamento in realtà quasi incoraggiato da una certa narrazione, così come dalla mancata presa di distanza soprattutto dagli esponenti delle istituzioni. Si sa, non affrontare una questione e relegarla a semplici sfottò da tifosi è più semplice. Peccato che gli stadi siano il riflesso della società, con la sola differenza che all’interno delle mura di gioco si perdono i filtri e la coscienza individuale lascia il posto a quella di gruppo. Dinamiche che sono ben note.
Intanto pure il risultato sportivo è stato negativo nei confronti degli irpini, che non sono riusciti ad accedere alla finale dei play off di Serie C con un passivo complessivo di 2 a 1 per i veneti. Stessa sorte per il Benevento, il quale con un passivo complessivo di 3 a 2 ha dovuto arrendersi alla Carrarese dicendo addio (almeno per quest’anno) alla possibilità di tornare in serie cadetta.