In Serie C si gioca uno sport diverso. In Benevento-Turris, a quanto pare, se ne pratica un altro ancora. Gli ultimi due incontri tra le compagini campane, sono stati caratterizzati da due errori che fanno il pari con le grandi sviste arbitrali che hanno portato il calcio europeo a sentire l’estrema necessità di introdurre VAR e Goal Line Tecnhology.
Il 6 gennaio scorso nell’incontro finito 3-2 in favore delle streghe, l’allora corallino De Felice realizzò un gol stratosferico calciando da circa 40 metri e beffando il portiere avversario, salvo vedere la propria rete convalidata solo dopo interminabili minuti ed una chiara segnalazione arrivata dalle stanze segrete della Federazione, che preferì assegnare il gol in estremo ritardo piuttosto che essere costretta a radiare arbitro (Leonardo Mastrodomenico) e guardialinee (Giulia Tempestilli). Il motivo di quell’attesa? La sfera colpì il paletto a sostegno della rete e rientrò in campo rimbalzandoci su.
L’illusione ottica fu inesistente per tutti tranne che per quelle che una volta venivano chiamate giacchette nere: del resto come poteva un tiro che cadeva ad altezza ginocchio per intenderci, colpire la traversa? La scena fu grottesca: i giocatori beneventani dopo qualche istante di esitazione provarono addirittura a continuare a giocare come se nulla fosse, tra le protesti feroci della panchina ospite.
Quello che è successo ieri sera, 4 novembre, fa sicuramente il paio con quell’episodio. Siamo nel finale di partita, una Turris coriacea non vuole mollare e prova l’arrembaggio finale alla ricerca del pareggio. Il portiere di casa, Nunziante, abbraccia un pallone che spiove. Sarebbe tutto normale, se non lo facesse nettamente al di fuori dell’area di rigore. Goffamente ricade all’interno dei 16 metri per dissimulare il misfatto ed il giovane arbitro, Cristiano Ursini di Pescara, gli crede.
Piede sinistro sulla linea dell’area, piede destro all’interno della lunetta. Fisicamente impossibile aver preso la sfera nel perimetro giusto. Eppure si gioca, niente di niente, neanche un attimo di esitazione ed ampi gesti con le braccia come a dire ‘è chiaramente in area, regolare, non fate i furbi’.
Due episodi che la casualità ha voluto si succedessero nello stesso incrocio di maglie, nel medesimo anno, in stagioni diverse, con arbitri diversi. Due episodi che mettono di fronte a una necessità impellente: l’utilizzo del VAR anche nella regular season, e non solo nei play (off e out).
La Serie C è una lega di professionisti, arbitrati da una categoria sempre meno preparata, che si giocano la vita sportiva su campi troppo spesso con spalti semivuoti. Il motivo è anche qui. Perché se questo deve essere lo spettacolo, è complicato crederci ancora.