Nessun colpevole per la strage di Via Caravaggio, il caso si è ufficialmente chiuso e nessuno verrà incarcerato per questo triplice, efferato, omicidio che nel 1975 costò la vita a Domenico Santangelo, ex capitano di lungo corso, alla sua seconda moglie Gemma Cenname, e alla figlia di lui Angela Santangelo, giovanissima impiegata dell’Inam. Una strage brutale dalla quale non si salvò neppure il cane, barbaramente sgozzato in quell’enorme appartamento di un quarto piano di via Caravaggio, civico 78.
Una doccia gelata per i tanti che attendevano giustizia e che non potranno mai conoscere l’identità di colui che a metà degli ’70 massacrò i Santangelo sconvolgendo l’Italia.
Giovanni Melillo, procuratore aggiunto, a quattro anni dalla riapertura del caso ha dovuto depositare carte e fascicoli, salutando forse per sempre l’ipotesi di dare un volto e un nome al feroce assassino che sterminò, a sangue freddo, un’intera famiglia.
Sotto inchiesta di nuovo il nipote delle vittime, Domenico Zarrelli che dalle prime indagini fu ritenuto l’esecutore materiale del delitto avvenuto in preda a un raptus scatenato da violento diverbio con la zia, Gemma Cenname, per motivi di denaro.
Dopo quasi mezzo secolo dalla strage la Procura di Napoli aveva nuovamente dato mandato alla Scientifica di comparare il DNA di Zarrelli con quello presente sui mozziconi di sigaretta repertati e su vari oggetti sequestrati, tra cui uno straccio da cucina insanguinato. Ma essendo Domenico Zarrelli già stato processato, le indagini non avrebbero potuto ugualmente dare il via ad un nuovo processo. Si chiude così uno dei capitoli più macabri della storia di Napoli.