Napoli è da sempre un esempio di generosità per l’Italia e per il mondo, il cuore dei napoletani, la loro capacità di dare, anche senza avere molto, stupisce chiunque. Così, anche il caffè sospeso, tradizione storica della città, diventa un esempio da emulare. E’ successo nella Milano dell’Expo e dei ristoranti innovativi, dove lo chef stellato Cracco ha prestato nome e parole all’iniziativa della “Cena sospesa”. Dai primi di agosto a novembre i clienti dei ristoranti milanesi potranno, insieme al conto, offrire una cifra in busta chiusa. Le somme così raccolte verranno convertite in buoni pasto da 10 euro l’uno, da spendere nei 4000 esercizi della città che accettano i ticket della Edenred, da distribuire ai più bisognosi.
Un progetto molto meno impegnativo della tradizione napoletana, molto più macchinoso e, purtroppo, limitato (casualmente) agli ultimi mesi dell’Expo, ma comunque un passo in avanti per la beneficenza e per la sensibilizzazione dei clienti milanesi. E’ da considerare, inoltre, che ben trenta ristoratori della città hanno già aderito al progetto. A favorire e vagliare l’iniziativa l’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, il vicario episcopale, Erminio De Scalzi, il vice direttore Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, con la certificazione dello chef Cracco. “Abbiamo copiato da Napoli – dichiara Granelli – una tradizione che è segno della vitalità di una comunità in grado di creare legami tra le persone. E’ un’iniziativa in cui c’è bisogno del cittadino e che trova in Expo, che porta all’attenzione i temi della nutrizione, un momento di lancio perfetto”.
Anche se l’iniziativa potrebbe sembrare una semplice campagna pubblicitaria dell’Expo, anche se rende commerciale una cosa che a Napoli nasce dal cuore e dall’iniziativa personale, bisogna ammettere che le finalità sono più che in buona fede. Come dichiara lo stesso Cracco alle telecamere di chiesadimilano.it:“Il compito principale di uno chef è quello di dare, la società non è fatta solo di ristoranti, di bar e persone che vengono a fruire, ma di tante cose di cui noi siamo una piccola parte”.