Poveri parlamentari: depressi perché devono lavorare, vogliono andare a casa
Lug 23, 2015 - Erminia Orassi
È bufera tra i parlamentari a causa dello sciopero dei voli annunciato per questo Venerdì, giorno in cui alla camera si terrà il voto finale per il DDL in materia di fallimenti. Motivo? Avete mai sentito parlare della settimana cortissima della casta? Normalmente i deputati già nella giornata di Giovedì, avendo preparato i loro trolley depositati nell’apposito guardaroba di palazzo, nel primo pomeriggio scappano via verso casa.
Questa settimana l’esodo dei strapagati parlamentari era previsto per venerdì dopo le 13, data la calendarizzazione del DDL che contiene anche norme sull’Ilva. Domani il rientro, per i nostri rispettabilissimi onorevoli, potrebbe non essere per niente garantito a causa dello sciopero. Alitalia già da oggi non prende prenotazioni.
E così si è scatenato l’inferno in transatlantico, gli onorevoli eccellenti del Parlamento Italiano se la prendono con chi ha voluto oggi la calendarizzazione del DDL per domani, propongono addirittura di votare la settimana prossima. In fondo far slittare la partenza deve essere un sacrificio enorme per chi percepisce dai cittadini italiani la bellezza di 16mila euro al mese per lavorare circa 16- 20 ore a settimana.
Non basta l’assenteismo, non basta che i nostri parlamentari siano fra i più pagati al mondo e non basta neppure il vitalizio che pagheremo loro a vita dopo la legislatura, a noi cittadini italiani tocca sorbirci pure le loro lamentele, per cosa poi, per non poter tornare a casa in tempo. In un paese dove la gente non può neppure mettere il piatto in tavola, dove il fortunato che lavora viene sfruttato fino al midollo per pochi euro al mese, pare inaccettabile avere persone del genere in parlamento.