Stanno facendo discutere le dichiarazioni rilasciate dal giornalista Gianni Riotta al Corriere del Mezzogiorno, in seguito al lancio della bottiglietta durante la trasmissione “Parallelo Italia” trasmessa in diretta da Piazza Municipio. Una lunga serie di Twitter hanno accompagnato i momenti successivi alla trasmissione dando vita ad un acceso dibattuto che ancora non si accenna a placare.
Dopo la risposta dell’artista Malika Ayane rispetto all’abbandono del palco, arrivano i commenti del giornalista pronto a scagliarsi contro Questura e Forze dell’Ordine ritenuti, dallo stesso Riotta, incapaci a gestire la delicata situazione.
Alla domanda “Perchè la polizia non è intervenuta?” Riotta risponde”Non so perché. Questo andrebbe chiesto al Questore, la domanda andrebbe rivolta alla Digos. Li avevamo allertati per tempo, avevamo detto loro di aver ricevuto una serie di minacce».
Ma il commento che proprio non è piaciuto e che fa storcere il naso a tanti, soprattutto dopo le grandi polemiche sorte a causa dell’accanimento mediatico che ha colpito Napoli, riguardano un giudizio preciso espresso dal giornalista: «Situazioni difficili ne ho viste davvero tante, ma mai così. Per il Corriere della Sera sono stato inviato Iraq, in America Latina. Ho seguito guerre e sapevo quello cui andavo incontro. A Napoli non pensavo davvero di finire in una simile trincea. Eppure sarebbe bastato pochissimo per lavorare tutti tranquilli».
Pur sottolineando a più riprese la responsabilità di pochi, Gianni Riotta scivola (proprio a chiusura) in uno dei clichè più avvilenti e ridondanti: “Napoli città di guerra”. Una tristissima chiusura che conferma, ancora una volta, quel sottile vizietto a fare di Napoli una città perennemente sotto assedio!