Emergenza rifiuti a Roma. “Stiamo diventando come Napoli”


Stiamo diventando come Napoli” dicono nella capitale dopo l’emergenza rifiuti. Le colline di sacchetti neri, depositati lungo le strade in una sorta di installazione fanno pensare immediatamente al capoluogo partenopeo, “stiamo a diventà come a Napoli“. Eppure a Roma l’emergenza rifiuti non è una novità, la capitale si piazza al quarto posto per i reati ambientali, quarto per corruzione. Un recente dossier di Legambiente parla di abusi edilizi, smaltimento illecito di rifiuti e sistemi mafiosi.

Ma l’immagine che resta nella mente di tutti, quando si parla di illegalità, corruzione ma soprattutto di “munnezza” è quella della Napoli di qualche anno fa, quando le cricche del Nord, come fa notare Angelo Forgione nel suo blog, lucravano sulla gestione dei rifiuti. Quel periodo è ormai solo un brutto ricordo, dato che Napoli ha abolito i trasporti su gomma preferendo quelli su navi, con un notevole risparmio anche rispetto ai costi dell’inceneritore di Acerra ed ha, seppur a fatica, introdotto la raccolta differenziata.

L’emergenza rifiuti, l’illegalità nel ciclo rifiuti, nella capitale dura da anni, basti pensare a Malagrotta, la discarica più grande d’Europa che avrebbe dovuto chiudere nel 2007 ma a forza di proroghe si è arrivati agli arresti del 2014 quando la Procura di Roma ha scardinato un sistema criminale che durava da anni in grado di condizionare l’attività dei vari enti pubblici coinvolti nella gestione dei rifiuti nel Lazio. In quell’occasione furono arrestati il proprietario della discarica, Manlio Cerroni per associazione a delinquere e l’ex Presidente della Regione Lazio, Bruno Landi. Ma l’etichetta, indelebile, spetta a Napoli, dove, grazie a stereotipi e luoghi comuni, il confronto è fin troppo facile.


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