Napoli – In merito alla notizia riportata da quotidiani e televisioni circa una possibile, imminente, eruzione del Vesuvio, l’Osservatorio Vesuviano ha reso nota la propria posizione attraverso un bollettino a firma del direttore Giuseppe De Natale.
Secondo quanto riportato dal suddetto bollettino, l’Osservatorio Vesuviano, sezione di Napoli dell’INGV, è l’unico ente a studiare sistematicamente e con continuità i dati provenienti dal Vesuvio, dai Campi Flegrei e da Ischia, emettendo bollettini contenenti le novità più rilevanti. Ogni informazione che non provenga da canali ufficiali dell’INGV contiene, perciò, l’opinione personale di singoli studiosi, giornalisti o cittadini, ma non rispecchiano la posizione ufficiale dell’INGV.
Nello specifico, a commento delle notizie diffuse ieri ed oggi da alcuni media e che hanno evidentemente causato ansia e preoccupazione in una parte di popolazione, si rileva quanto segue:
1) Non esiste alcun lavoro pubblicato dalla rivista Nature a firma congiunta (in parole povere, non si tratta di un articolo scritto e firmato da due persone, ma di più di un articolo, ndr) dei Ricercatori citati dai media in questione (Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo, ndr);
2) Il Vesuvio è un vulcano attivo, come i Campi Flegrei ed Ischia, quindi non c’è bisogno di alcuna nuova “scoperta” per sapere che prima o poi potrà eruttare; possibile eruzione che però non è sicuramente imminente,visto che non c’è alcun segnale che distingua l’attuale attività da quella degli ultimi 71 anni, ossia quiescenza;
3) Il fatto che esista una sorgente, laminare, di magma tra 8 e 10 km di profondità che alimenta tutta l’area vulcanica campana non è stato scoperto dai Ricercatori citati bensì da chi effettuò, tra il 1994 ed il 2001, gli esperimenti di tomografia sismica al Vesuvio ed ai Campi Flegrei (tra cui il sottoscritto); è un fatto talmente noto che anche il numero di Settembre di Focus, nel suo articolo sui nostri vulcani, lo rende graficamente nella figura principale; e non ha alcuna implicazione allarmistica: semplicemente, nei primi anni del 2000, riuscimmo a definire, come forma e come profondità, la sorgente magmatica di alimentazione primaria dei vulcani campani;
4) I 20/30 cm di sollevamento di cui si riferisce non sono relativi al Vesuvio bensì all’area dei Campi Flegrei , e sono stati accumulati in più di 10 anni.
Si tratta, evidentemente, di precisazioni importanti che hanno l’intenzione di tranquillizzare i cittadini. Senza entrare nel merito delle questioni scientifiche, non avendo preparazione e esperienza come quelle possedute da geologi e vulcanologi che da anni studiano i territori vesuviano, flegreo e ischitano, a noi preme ricordare come la preoccupazione dei cittadini non nasca dal pericolo di eruzione in se stesso, visto che chi abita in nelle zone citate è ben a conoscenza del fatto che i vulcani possano un giorno eruttare, bensì dall’assenza dei piani di evacuazione particolari, ossia quelli che dovrebbero essere preparati dai singoli comuni.
A tal proposito è bene rammentare che secondo il piano attuale, come detto dal professor Edoardo Cosenza nell’Agosto 2014 in qualità di assessore regionale ai Lavori Pubblici, 600mila persone dovrebbero spostarsi in automobile. Ciò significa 200mila vetture che si spostano contemporaneamente, che messe tutte in fila creano un serpentone di 800 chilometri: adesso, immaginate queste auto guidate in preda al panico.
Se non è una scoperta, come dice il direttore De Natale, che il Vesuvio possa eruttare, così non è una scoperta la totale mancanza di organizzazione, di piani concreti e precisi, di prove di evacuazione, di informazione sui rischi legati all’attività sismica e vulcanica. È qui che risiede la paura, dato che se il Vesuvio eruttasse in questo preciso momento, la gente si troverebbe nella stessa identica situazione dei Pompeiani e degli Ercolanesi morti nel 79 dopo Cristo, cercando di scappare o di ripararsi nel miglior modo possibile.