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3 settembre 1982, la strage di Via Carini: in memoria di Carlo Alberto Dalla Chiesa

Sono trascorsi ben trentanove anni dalla strage di via Carini, nel cuore di Palermo, che costò la vita al generale dei Carabinieri e prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, a sua moglie Emanuela Setti Carraro ed alla sua scorta di sempre, Domenico Russo.

Era il 3 settembre dell’anno 1982. L’ennesima vita spezzata ingiustamente da un agguato mafioso. Avvenimenti che hanno segnato la storia e che difficilmente si dimenticano, nonostante il tempo scorra velocemente e spesso e volentieri i ricordi si attenuano e sembrano sempre più lontani.

Due auto devastate, corpi in fin di vita sono le immagini che restano di quel giorno. Una normale serata settembrina si è trasformata nell’atroce strage di vite umane che conosciamo: alle 21.15, lui e sua moglie, a bordo della A112 e seguiti dall’Alfetta di Domenico Russo, stavano percorrendo via Isidoro Carini per raggiungere un ristorante di Mondello, dove avrebbero consumato la cena.

Tutto sembrava tranquillo, nessun problema in vista, fin quando la scorta fu affiancata dal malvivente Pino Greco in motocicletta, che lo uccise sul colpo, con un fucile Ak-47. A seguire, anche Carlo e la moglie furono accerchiati da una BMW 5189, guidata da Calogero Ganci ed Antonino Madonia, che incendiarono il parabrezza, provocando lo sbandamento dell’auto.

l tutto sotto la visione di altri malavitosi che seguirono la dinamica dell’assassinio, per accertarsi che tutto andasse per il verso giusto. Tre omicidi in un colpo solo. I suoi funerali si tennero nella chiesa di “San Domenico” a Palermo ed il suo corpo sepolto nel “Cimitero della Villetta”.

Auto con all’interno i corpi di Carlo Alberto e della moglie

Ripercorrere la storia legata alla sua professione, attraverso la quale ha concentrato tutte le sue forze nella lotta contro la mafia siciliana e le brigate rosse, è doveroso. La sua lunga carriera è stata scandita da diversi e svariati episodi rilevanti e fondamentali.

Qualche cenno biografico: nacque a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 27 settembre del 1920, suo padre era ufficiale dei carabinieri, così come suo fratello. A 22 anni entrò a far parte dell’arma dei carabinieri, svolgendo il suo primo incarico nella regione Campania, impegnandosi nella caccia al bandito La Marca. Sicuramente gli anni più impegnativi e critici furono quelli in cui prese servizio in Sicilia, dove si dedicò le indagini sui casi del procuratore Pietro Scaglione e del giornalista Mauro De Mauro, grazie alle quali riesce ad entrare in possesso del rapporto dei 114, ovvero una mappa che include i nomi di tutti i boss della mafia locale, quali i cugini Greco e Frank Coppola, per citarne due. E da ricordare che nel 1977, grazie al suo intervento, vengono arrestati 76 boss.

Carlo Alberto Dalla Chiesa

Ecco gli avvenimenti e le date più importanti che hanno scandito la sua carriera:

1) anno 1941: in veste di sottotenente dell’Esercito, prese parte alla guerra in Montenegro
2) anno 1943: il suo nome finisce nella lista nera delle SS, in quanto si rifiutò di combattere i partigiani durante la Seconda guerra mondiale e fu inviato a Bari. Lì ebbe modo di finirei suoi studi presso la facoltà di legge, conseguendo ancora un’altra laurea, in Scienze politiche.
4) anno 1948: giunge in Sicilia, a Corleone, dove ricopre il ruolo di capitano. Entra nel vivo della sua carriera e della lotta ai casi in cui sono implicati mafiosi.
5) anno 1953: gli viene assegnata la medaglia d’argento al valore militare. Nel Decreto Presidenziale del 10 febbraio 1953, un’esaustiva spiegazione: “Durante nove mesi di lotta contro il banditismo in Sicilia cui partecipava volontario, dirigeva complesse indagini e capeggiava rischiosi servizi, riuscendo dopo lunga, intensa ed estenuante azione a scompaginare ed a debellare numerosi agguerriti nuclei di malfattori responsabili di gravissimi delitti. Successivamente, scovati i rifugi dei più pericolosi, col concorso di pochi dipendenti, riusciva con azione rischiosa e decisa a catturarne alcuni e ad ucciderne altri in violento conflitto a fuoco nel corso del quale offriva costante esempio di coraggio”.
6) anno 1970: riceve un’altra medaglia, stavolta quella di bronzo al valor civile.
7) anno 1975: si tratta di un anno prospero per la lotta contro le Brigate Rosse.
8) anno 1978: insieme a circa cinque investigatori, riprende la sua lotta contro le Brigate.

Merita un discorso a parte la data del 2 maggio 1982, nella quale diventa prefetto di Palermo. Putroppo quattro mesi dopo quest’importantissimo incarico, conseguito grazie alla sua immensa professionalità, il suo grandissimo e costante impegno, la sua onestà ed integrità morale che lo hanno accompagnato durante tutta la sua carriera, verrà ucciso.

Di seguito, riportiamo l’intervista fatta da Enzo Biagi, nella quale analizzando il caso di Mauro De Mauro, il generale tratta il delicato tema del rapporto che intercorre tra Stato e mafia.

Fonti:
Carabinieri.it
Poliziadistato.it
Biografieonline.it
Raistoria.it