Non ci sarebbe stato nessun conflitto a fuoco, ma un’azione dimostrativa terminata in tragedia. Gli inquirenti stanno ricostruendo la vicenda dell’omicidio di Gennaro Cesarano, il 17enne ucciso poco prima dell’alba di domenica scorsa nei pressi della chiesa di San Vincenzo alla Sanità. Tassello dopo tassello si prova a rimettere insieme la vicenda e ricostruire lo scenario di morte avvenuto nel centro storico di Napoli.
Come riferisce Il Mattino, sono stati trovati dei bossoli delle due pistole che hanno sparato: una calibro 9×21 e una 38 special, armi dalle quali non si riesce ad avere scampo. Le tracce lasciate in terra dimostrano che si è sparato da un solo punto, cioè in posizione opposta al 17enne, che quasi sicuramente era in compagnia.
Genny, secondo gli inquirenti, non era solo quella mattina. Il Rione Sanità, soprattutto nel week-end è meta di ragazzi e ragazzini, quindi con chi s’intratteneva Genny quando è stato assassinato? Purtroppo l’assenza di telecamere di videosorveglianza stradale non supporta gli investigatori, unita all’omertà della gente del posto e alla loro paura di testimoniare.
Genny era in compagnia di qualcuno e probabilmente gli autori dell’omicidio non avevano nemmeno intenzione di uccidere, volevano dare una dimostrazione di forza, una stesa sfociata in agguato. Le “stese“, ormai quotidiane a Napoli, sono cortei di moto con a bordo gente armata che spara per affermare il proprio potere e terrorizzare i residenti della zona.
Gli inquirenti sosterrebbero anche un’altra ipotesi, che vedrebbe la persona accanto a Genny “nemica” agli aggressori e dunque la stesa sarebbe degenerata in tragedia. Tutte ipotesi sulle quali lavorano gli uomini della Squadra mobile guidata da Fausto Lamparelli. E intanto si attende la decisione della Questura per concedere il nulla osta per i funerali pubblici del 17enne.