Video. Bipiani di Ponticelli: dopo 35 anni vivono ancora in baracche d’amianto
Set 24, 2015 - Chiara Cepollaro
I bipiani di Ponticelli
A Napoli est sono conosciuti come “‘E Bibbian“: si tratta dei bipiani di Ponticelli, baracche prevalentemente di Eternit, a due piani, che attualmente ospitano all’incirca 400 persone. Queste costruzioni, inizialmente, erano destinate a quella parte di popolazione rimasta senza casa, dopo il disastroso terremoto del 1980; tuttavia, si sarebbe trattato di una soluzione temporanea, in vista di nuove abitazione, purtroppo mai arrivate.
In un servizio recentissimo, Luca Abete, inviato di Striscia La Notizia, ritorna dopo 5 anni (dal suo ultimo servizio) ai Bipiani: le condizioni degli abitanti non sono cambiate. Le telecamere scrutano, senza fatica, impianti elettrici pericolosi e completamente scoperti, pareti delle abitazioni che cadono a pezzi facendo spazio all’umidità che si nutre dell’ambiente, bambini costretti a vivere in baracche, paradossalmente, a pochi passi dal centro città; una città Europea. La disperazione delle donne intervistate diventa emblema di una periferia completamente dimenticata dalle istituzioni, quasi un dormitorio pubblico, in cui i politici di turno arrivano per la campagna elettorale e se ne vanno cancellandone quasi ogni ricordo.
Il giornalista di Striscia, 5 anni fa, riuscì a strappare all’Assessore dell’amministrazione precedente, Marcello D’Aponte, una dichiarazione sui risvolti delle baracche: ci sarebbero voluti 24 mesi, affermò l’ assessore al patrimonio del Comune di Napoli, per ripristinare le abitazioni e renderle degne di tale dicitura. Sono passati cinque anni, e tre dalla scadenza dei lavori edilizi ipotizzati. Tutto è rimasto com’era, con la sola differenza che tra i residenti è aumentato il numero degli immigrati, i quali sono riusciti ad occupare questi spazi, non avendo valide alternative.
La presenza dell’amianto, tecnicamente rilevato, procura non pochi danni alle persone esposte; numerose sono state le morti ambigue e e riconducibili all’assimilazione di materiale tossico. Tuttavia, la battaglia in questo senso è dura e, soprattutto, combattuta a metà: la vita ai margini di una periferia fantasma, l’assenteismo scolastico ancora abitudinario e il forte fabbisogno economico, procurano uno smantellamento culturale e sociale che frena, spesso, la possibile guerra alle istituzioni. Una guerra giustissima, la quale avrebbe ogni ragion d’esistere, ma non possiede le armi giuste. O, forse, solo la forza d’animo per combatterla: col tempo, l’energia vitale viene assorbita tutta dai problemi e i drammi che si vivono. E chi ne sta fuori, o ci entra per quei brevi minuti di un articolo letto, non potrà mai capire realmente cosa accade dentro.
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