Casoria. Lavoravano come schiavi in aziende cinesi, ma erano tutti napoletani. Quando l’ispettorato del lavoro ha messo piede nelle due aziende di Casoria si è ritrovato davanti agli occhi una scena raccapricciante. Donne e uomini, sedici in tutto, di giovane età, provenienti da Ottaviano, Afragola e Casalnuovo, che lavoravano come degli schiavi nelle due aziende di cineserie dalle 8 del mattino alle 21 per 20 euro al giorno.
Come se non bastasse gli operai erano sorvegliati e spiati attraverso un sistema di telecamere a circuito chiuso senza che le aziende avessero avuto alcuna autorizzazione preventiva ad utilizzarle.
E’ la prima volta che a Napoli accade una cosa del genere e adesso per la vicenda è stato aperto un fascicolo trasmesso dalla Direzione Interregionale del Sud al Ministero del Lavoro.
La cosa che però ha impressionato di più degli imprenditori cinesi è stata la loro forza economica; hanno immediatamente pagato una prima sanzione da 3000 euro e 7500 euro di contributi non versati fin ora all’Inps, in più hanno immediatamente assunto tutti i dipendenti con contratto regolare. Adesso, agli imprenditori, resta da pagare una salatissima sanzione da 84.650, che ovviamente, neppure sembra impressionarli più di tanto.
Il numero di imprenditori e commercianti cinesi è in costante aumento e spesso questi ultimi preferiscono la manodopera del posto piuttosto che far arrivare operai dalla cina. A causa della forte disoccupazione molti giovani sono spesso costretti ad accettare qualsiasi lavoro, anche se sfruttato e malpagato, ed è proprio per questo che negli uffici dell’ispettorato del lavoro stanno esaminando altre segnalazioni per cercare di comprendere l’entità del fenomeno.