“Vedi Napoli e poi vivi”, risponde Ferzan Ozpetek ad un commento su Instagram alla foto di Napoli da lui postata.
In verità, le foto sono varie e ritraggono Napoli nelle facce che il regista ha amato nei suoi giorni di permanenza: il lungomare avvolto dalle nuvole violacee, una colazione che si affaccia sulla città, fino alla condivisione culinaria di un sartù di riso con i protagonisti della sua prossima regia. Al Teatro San Carlo, infatti, dal 3 al 13 novembre sarà in scena La Traviata, opera immortale di Giuseppe Verdi, riproposta da Ozpetek. Il regista ha diretto l’opera anche nella stagione 2012/13 in uno scenario leggermente diverso da quello originale, contestualizzando la storia di Violetta nella Parigi del 1910, contaminata dai gusti ottomani e dalla penna di Marcel Proust.
Questo novembre ritorna nella città partenopea, dalla quale sembra sia rimasto particolarmente affascinato.
Senza dubbio, alcuni dei suoi film si ispirano alla cultura del Sud, raccontandone la genuinità ma allo stesso i limiti ed è proprio sull’analisi di questi ultimi che il regista gioca, scardinandone però i luoghi comuni e i conseguenti stereotipi. Si pensi a Mine Vaganti (2010), nel quale una famiglia salentina si imbatte nel tema dell’omosessualità, tra gli ostacoli sociali esistenti e le cornici culturali meridionali: alla prima del film, a Napoli, tra l’altro, fu presente lo stesso Ozpetek con il cast di attori. E, dopo la proiezione, fu morbido per il pubblico lo scambio di opinioni con il cast e lo stesso regista. Inoltre, pur non essendo stata girata a Napoli, la pellicola presenta la canzone dei Pink Martini, Una Notte a Napoli.
Sarà che l’aria del sud, addolcita dal mare e dal vento delle culture, riporta il regista alla sua amata terra d’infanzia, la Turchia, sarà che nella sua carriera di regista, nella fase embrionale ha lavorato, come assistente alla regia, con molti professionisti italiani, quali Massimo Troisi. Una persona, si suppone, che oltre a lasciare qualcosa di sé, lasciava frammenti di Napoli.
Sarà, forse, solo semplice e naturale empatia, ma pare proprio che a Ozpetek la nostra terra piaccia, e noi saremo sempre lieti di ospitare una personalità piacevolmente trasversale, eclettica, capace di raccontare i drammi sociali con la leggerezza di un racconto e la profondità di uno sguardo sanamente critico.