Roma, ore 17:00, dal Consiglio Nazionale del Ministero per i Beni Culturali è stato annunciato quale città è diventata Capitale Italiana della Cultura 2016: nonostante le tante aspettative, non si tratta di Ercolano, la vecchia Herculaneum risorta dalla lava del Vesuvio, fondata dagli Osci e diventata luogo di sfarzo e ville lussuose in epoca romana, una delle più belle perle del golfo dominato dalla montagna di fuoco. La città vincitrice è stata scelta a partire da un elenco di dieci candidate: insieme ad Ercolano vi erano Aquileia, Como, Mantova, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni.
Il lisboeta José Barroso, presidente della Commissione Europea, aveva apertamente dichiarato di “fare il tifo” per la città campana, poiché si sarebbe trattato un grosso passo verso la consapevolezza della propria ricchezza e del proprio rilievo culturale del sistema non solo italiano, ma europeo. Herculaneum è un gioiello unico, superba testimonianza di un passato che può e deve ritornare. Parte del merito di questa rinascita va all’americano David Packard, che senza scopo di lucro mediante la propria associazione ha finanziato lavori all’interno degli Scavi di Ercolano, dei quali si innamorò a prima vista decidendo di combatterne il degrado. Una fortuna che non ha avuto invece Pompei, la quale solo adesso è tornata al centro dell’attenzione con il Grande Progetto Pompei, che prosegue spedito dando già ottime soddisfazioni.
Purtroppo però, a guadagnarsi il titolo, la Città di Mantova, che per un intero anno potrà fregiarsi di essere il nuovo simbolo della cultura italiana nel mondo. Nonostante tutto, il 2016 potrà ugualmente essere l’anno di Ercolano, l’anno dell’orgoglio e di un’identità forte che si riaffaccia prepotentemente attraverso la cultura e bellezza, risorse che ci invidiano in tutto il mondo, ma che siamo stati in grado di sfruttare poco per varie ragioni.