Una storia assurda di emarginazione nei confronti di una bambina di 11 anni in provincia di Caserta. La piccola, con un passato difficile alle spalle, disabile e malata di AIDS è stata rifiutata dalla scuola media statale. A denunciare la triste vicenda i genitori affidatari che hanno persino contattato il Ministro dell’Istruzione per porre rimedio alla pesante ingiustizia. La storia è subito stata riportata da molti giornali e il direttore de “l’Avvenire”, Marco Tarquinio, le ha persino dedicato un editoriale dal titolo “Via quel no”.
Come ha raccontato la madre affidataria di Francesca (nome inventato per mantenere la privacy della bimba) nelle dichiarazioni riportate dal Mattino: “Proviene da una famiglia che vive in condizioni di gravissima emarginazione sociale ed economica. Ha frequentato una scuola fino allo scorso anno, dove nessuno si è reso conto, o ha fatto finta di non rendersene conto, della situazione. Aveva il sostegno scolastico per il suo ritardo psichico. Ma è stata sempre promossa, anche l’ultimo anno, seppur non sapesse leggere né scrivere. La scuola è la prima istituzione che non si è curata di lei e della sua famiglia, ma ha preferito sbarazzarsene al più presto”.
L’apice della tragedia di Francesca si è raggiunto quando è arrivata in una struttura ospedaliera in fin di vita: “Quasi morta – racconta la madre Fortuna – aveva avuto un infarto. A 10 anni pesava 16 chili. È lì che la malattia è stata conclamata: prima, in dieci anni, nessuno se ne era accorto. È stata ricoverata per quattro mesi. Dopodiché le istituzioni si sono rese conto che quella famiglia non era in grado di curarsi di lei: doveva prendere 12 medicine al giorno ed essere seguita con molta attenzione”. Tuttavia nessuna delle 35 strutture per l’affidamento della zona ha voluto prendere la piccola e così è stata affidata, in extremis, alla famiglia attuale che, come primo compito ha cercato di garantirle l’istruzione pubblica.
“All’inizio nessun problema, il preside si è detto pronto ad accoglierla. Poi, il 4 settembre, – denuncia la madre – quel sì si è trasformato in un diniego: ufficialmente, non c’era posto per lei, troppi iscritti. Ma l’ufficio scolastico aveva anche concesso la sezione supplementare che il preside aveva chiesto, quindi è evidente che le ragioni del diniego fossero altre: la “paura irrazionale” del contagio“. Così, dopo una lunga trafila: “il personale ispettivo chiamato in causa ha ritenuto di aver trovato la soluzione: l’apprendimento a distanza. Ci hanno parlato anche di una circolare ministeriale, che avrebbe impedito la frequenza scolastica della bambina. Perché? Per ignoranza e paura, visto che non c’erano proprio ragioni di ordine medico: la bambina assume i suoi farmaci la mattina alle 8, la scuola non si sarebbe dovuta certo occupare di questo. E poi chiedevamo che frequentasse solo tre ore al giorno: ma per lei entrare in una classe ogni giorno è importante“. Una scelta emarginante che ha quindi indotto a contattare il Ministro Giannini e denunciare l’accaduto.