E’ appena terminata la campagna di ricerca svolta da archeologi e studenti dell’Università “L’Orientale” di Napoli nella sconosciuta villa marittima romana di Gaeta. Gli studi si sono svolti quasi interamente sotto il livello del mare dal momento che il sito è semi sommerso e sono serviti ad analizzare le strutture, risalenti al II secolo a.C., e a capire gli stravolgimenti del contesto ambientale che hanno completamente cambiato tutta la zona del Golfo di Gaeta.
Il gruppo di ricercatori era composto da sei studenti, alcuni esperti di simili imprese, altri alla loro “prima volta”, e due docenti, Michele Stefanile e Fabrizio Pesando. “Nel grande complesso, che si affacciava su una delle baie più suggestive del litorale laziale, – racconta Stefanile al Corriere del Mezzogiorno – abbiamo forse individuato le terme semi-sommerse e le tracce di un ponte che aveva la funzione di unire le due estremità della baia. Erano ville di persone estremamente ricche che plasmavano il paesaggio secondo il proprio gusto, mutando letteralmente il profilo costiero”.
Un lavoro faticoso quello dei giovani archeologi che dalle 8 del mattino alle 17, con il freddo autunnale, sono rimasti immersi per portare alla luce piccoli tasselli di storia e di arte. Già la quarta spedizione di questo tipo che l’Università partenopea svolge nella parte meridionale del Lazio e si spera, finanziamenti permettendo, che ce ne siano delle altre.