Ben 7 aziende italiane sono state indagate per aver venduto ai consumatori olio”vergine”, spacciato come Extra-vergine: si tratta di Sasso, Carapelli, Bertolli, Santa Sabina, Coricelli, Prima donna e Antica Badia.
I campionati di tutte le marche, comprese le più vendute, sono stati sequestrati dai Nas ed analizzati nei laboratori dell’Agenzia delle dogane, in cui sono specializzati nei test organolettici che rivelano la natura dell’olio: è risultato che le sette aziende suddette avrebbero venduto un olio che non era extra-vergine, riportando, tuttavia sulle etichette informazioni che riguardavano la purezza del 100% o la miscela con altri oli, pur garantendo l’extraverginità; vendendo, pertanto, l’olio ad un prezzo superiore del 30%. Non si tratta di componenti o ingredienti dannosi per la salute. Esclusivamente di frode.
Il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Marina dichiara in proposito sul Corriere del Mezzogiorno: «Seguiamo con attenzione l’evoluzione delle indagini della Procura di Torino, perché è fondamentale tutelare un settore strategico come quello dell’olio d’oliva italiano». Sulla frode, aggiunge: «Nel 2014 il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione».
Ma per chi non possiede gli strumenti di analisi specifici, ossia per noi consumatori come è possibile distinguere un olio extravergine da uno che non lo è?
Ce lo dice Tom Muller (come riporta Dissapore), giornalista americano e autore di “extraverginità”: