Negli ultimi tempi Piazza del Plebiscito è continuamente al centro di dibattiti. Si discute sulla sua sistemazione e sulla destinazione d’uso, poiché è da troppo tempo che è abbandonata a se stessa tra degrado e sporcizia.
Tanta è la storia racchiusa in questa nota piazza di Napoli: da Largo di Palazzo, nel corso dell’Ottocento fu trasformata in una piazza imitante Piazza San Pietro a Roma. Poi nel 1885, in occasione dell’inaugurazione dell’acquedotto di Serino, venne collocata in Piazza del Plebiscito una fontana (di cui abbiamo parlato in un articolo precedente) dalla quale sgorgava l’acqua del nuovo acquedotto che collegava la sorgente del Serino alla Piscina Mirabilis di Miseno. La Fontana del Serino, progettata da Federico Travaglini, venne però smontata nel 1933 probabilmente per evitare problemi di percorso al corteo delle nozze reali del principe Amedeo di Savoia e Anne Hélène Marie d’Orléans.
Oggi la piazza trova la sua continuità urbana solo nella parte antistante il Palazzo Reale, mentre il colonnato della chiesa si trova incastrato nel tessuto edilizio. Manca una continuità urbana del colonnato destro, in termini tecnici la piazza non riesce a essere né centripeta né centrifuga. Diversamente dalle grandi piazze italiane ed europee, non riesce a diventare uno spazio urbano, difatti questo vuoto fu riempito prima con la fontana, in seguito da opere d’arte e poi da un parcheggio di auto.
L’architetto Pagliara dichiara a Il Corriere del Mezzogiorno: “… è un vuoto insopportabile“. “E’ una piazza con molti errori, -continua – che andrebbe rivista. Oggi si cerca di riqualificare il porticato e aprire i sotterranei della chiesa; resta comunque un’iniziativa che poco coinvolgerà la piazza. Bisognerebbe, – continua Nicola Pagliara, – che l’edificio della Prefettura diventasse un albergo a sei stelle, mentre di fronte nel palazzo Salerno, una casa della musica, perché ci sono sale grandi e piccole…“.
Sarebbe bello poter vedere al centro di una piazza un elemento da poter vivere e non solo da ammirare, come è stato per la fontana e per le opere d’arte esposte. “Bisogna recuperare una visione sette-ottocentesca della piazza e trasformarla in un parterre en broderie“, afferma Pagliara. Come è avvenuto, ad esempio a Parigi, dove i francesi hanno riempito gli ampi spazi antistanti il Louvre, con la tanto criticata Piramide di vetro.
Secondo l’architetto basterebbe “una semplice cupola molto ribassata, al centro della piazza, da destinare a sala di concerti, collegandola, con percorsi sotterranei, al Palazzo Reale, ai locali sotterranei della Basilica di San Francesco di Paola e alle cavità borboniche sotto la piazza. Propone una cupola vetrata, che richiami quella della vicina Galleria e della Basilica, luminosa di giorno e di notte, per rianimare la piazza“.
“Certamente questa mia proposta susciterà molte polemiche. – continua Pagliara – Tuttavia ritengo che essa rappresenti una delle possibili soluzioni per rendere vivibile Piazza del Plebiscito, sempre che non si ritenga più dignitoso utilizzarla per il gioco del pallone e per il transito di motorini, anche se, come osserva il mio amico Belfiore, il suo vuoto è sublimato dalle sue ‘permeate atmosfere metafisiche’ diurne e notturne. Ma le piazze metafisiche di De Chirico non avevano sempre qualcosa al centro?”.