Ogni tatuaggio nasconde infiniti messaggi, rende eterne le esperienze, racconta della persona e a volte anche del luogo in cui è nato o cresciuto. E’ a Napoli che si sente il maggior bisogno di macchiare la pelle con dell’inchiostro e a darne conferma sono stati il giornalista americano Rocky Casale e il fotografo Giuseppe Di Vaio. Entrambi hanno girato ogni angolo della città alla ricerca di tatuaggi, simboli o messaggi, per dare vita ad una ricerca intitolata “Napoli Ink Project”.
Centinaia di foto scattate in ogni dove raccontano di una società sempre più legata ai loro affetti e alla loro tradizione: “Finora abbiamo fotografato più di duecento persone, uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale – si legge su Repubblica.it – Abbiamo incontrato padri che hanno il nome del figlio scritto su un braccio, donne che si imprimono poesie, nostalgici innamorati di Maradona, di Sofia Loren e di Totò”.
Assi di bastone, coltelli, revolver, ma anche rosari, Madonne, Santi, scritte, draghi, talismani e cuori. Le icone dei tatuaggi dei napoletani spaziano tra il sacro e il profano, dalla tradizione alla scaramanzia, dai simboli appartenenti alla malavita al Calcio Napoli, che diventa una vera e propria devozione fatta con colori della squadra o con dichiarazioni di fede eterna. A diventare tatuaggio è la stessa “napoletanità” dei napoletani, che sembrerebbero aver sempre più voglia di tatuare sul corpo il loro mondo, il loro essere, le loro origini.