Lebro chiude. Una storica attività del centro cittadino dedicata alla vendita di prodotti elettronici abbassa le serrande e non è, come informa il “Centro Commerciale Garibladi” (composto da circa 150 commercianti), a causa del “caro fitti”, il quale rappresenta un problema per molti commercianti costretti a cessare la vendita. Questa volta si tratta della sleale concorrenza degli ambulanti, i quali, secondo i 150 commercianti di Corso Garibaldi, invadono le strade di tutta l’area della ferrovia (particolarmente porta Nolana, via De Lorenzo e via Carmignana) procurando, oltre il palese danno ai commercianti con sede fissa, anche un degrado visivo e di immagine, agli occhi del turista di turno.
“Chi favorisce un settore del mercato a danno di un altro, ovvero commercio ambulante a danno di commercio in sede fissa, recando anche offesa al decoro urbano è il vero responsabile di questa chiusura” afferma, a Il Mattino, Paola Borriello, leader dei commercianti riuniti.
I venditori con sede fissa della zona rimproverano alle istituzioni l’abbandono totale dei marciapiedi dell’area, sui quali i venditori ambulanti, stranieri e non, si occupano di commerciare qualsiasi cosa. Dagli oggetti elettronici agli indumenti usati, presi dai cassonetti pubblici adibiti alla raccolta (i rom sono accusati di questo).
“Eppure nel tratto di strada che va dalle Torre Aragonese a Porta Nolana”, continua la Borriello,“esiste anche la stazione storica del prima tratta ferroviaria d’Italia Napoli –Pietrarsa, il chiostro del Carmine ed l’antico mercato del pesce. Si tratta dei centocinquanta metri di strada più ricchi di storia dopo i Decumani. Un tratto di strada che meriterebbe ben altra attenzione. E invece è luogo di mercato fuorilegge allestito da ambulanti che offrono vergognose mercanzie che violano il decoro della strada”.
Le richieste, pertanto, vanno alle istituzioni e, precisamente all‘assessore comunale al commercio Enrico Panini, il quale è chiamato ad affrontare “il problema una volta per tutte” e sopperire “alle carenze sostanziali in termini di controllo, legalità e pulizia”. Infine, la Borriello conclude: «Abbiamo un progetto di distretto turistico commerciale. Una riqualificazione dell’area comprenderebbe mercati etnici di tradizione partenopea che diverrebbero una vera attrazione turistica. E non la vergogna di quella spazzatura che occupa i marciapiedi e fa scappare i turisti».
Senza dubbio è necessario non lasciare nell’anarchia commerciale una zona centralissima di Napoli, la quale, tuttavia, ha sempre subito alcuni scenari sociali poco decorosi e non da ora, con l’avvento degli “stranieri” e la vendita degli indumenti. Tra l’altro, anche i napoletani si preoccupano di vendere gli indumenti dei cassonetti gialli, solo che lo fanno nei grandi mercati di quartiere.