Luciano De Crescenzo ritorna a scrivere della sua Napoli e lo fa col solito amore, con la stessa ironia e la classica filosofia che permea ogni sua opera. L’autore di “Così parlò Bellavista”, questa volta, ha deciso di raccontare la canzone napoletana con la sua magia, le sue tradizioni ed i sentimenti che nei secoli l’hanno partorita e cresciuta.
“lo sono stato fortunato perché sono nato a Napoli, – commenta De Crescenzo nelle dichiarazioni riportate da Napoli Fanpage – quella che può essere considerata per definizione la città del canto. Questo libro è la prova provata che Napoli è la patria della canzone. Napoli stessa è una canzone”. E’ proprio questo legame indissolubile fra città e canzoni il fulcro di “Ti voglio bene assai, storia e filosofia della canzone napoletana”: non una semplice antologia, ma un’analisi profonda del sentimento che nasconde ogni testo.
Opere come “Era de Maggio”, “Malafemmena” e “‘O sole mio” diventano il pretesto per scandagliare non solo la storia del nostro popolo, ma l’anima reale di Napoli. Una spiritualità nell’arte che De Crescenzo afferma con convinzione: “È come se le canzoni fossero dei tamburi emozionali che influenzano il battito del nostro cuore. Quando siamo felici, il battito accelera e ci regala un ritmo scanzonato, quando siamo un po’ tristi, invece, il battito rallenta e prende la forma di una malinconica nenia. Ci consolano, sono una specie di medicina, un antinfiammatorio dell’anima. Persino Platone e Aristotele erano convinti che l’arte della musica potesse ristabilire l’equilibrio interiore e in alcuni casi incidere sulla morale dell’individuo.”
L’opera verrà presentata ufficialmente il 17 dicembre, nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore.