‘O rammaggio è una parola della Lingua Napoletana che indica un guaio, il risultato di un’azione volontaria o involontaria che ha causato un danno il cui grado di intensità è variabile, non sempre gravissimo ma mai trascurabile. Il napoletano usa l’espressione aggio fatto nu rammaggio per dire che ha causato questo danno, ma anche, e soprattutto, sto facenno nu rammaggio per sottolineare che quell’azione la sta compiendo volontariamente, di proposito. Il guaio generico è invece espresso semplicemente con guajo (in cui la g è muta), ma attenzione: se vostro figlio adolescente vi dice che ha fatto ‘o guajo vuol dire che aspetta un bimbo dalla sua fidanzatina, ossia ha compiuto il guaio per antonomasia – in questo senso, ‘o guajo è nu Ddio ‘e rammaggio, un guaio davvero grosso.
Ma come mai questa parola si trova nella Lingua Napoletana? L’ipotesi più verosimile la fa risalire al Francese antico damage, che sarebbe giunto a Napoli nel Duecento assieme agli Angioini, la dinastia di origine francese che rese la città una capitale, subendo la consueta rotacizzazione (la “trasformazione” della D in R). Damage viene a sua volta dal latino damnum, e col tempo si è trasformato nell’odierno dommage.
Raffaele Bracale invece avanza l’ipotesi che rammaggio possa derivare derivare da un termine del latino parlato, damnajjum, “a sua volta derivante da damnum con il suffisso ajjo di carattere rustico di contro al classico aeus, come avvenuto anche per scarafaggio – scarabeo”. La N sarebbe poi mutata in M, e con la rotacizzazione ecco che abbiamo rammajjum, indi rammaggio.