Difficile mestiere quello del giornalista quando, lasciati uffici e scrivanie, si scende in strada per indagare e denunciare senza paura, senza riserve, per onor di cronaca e voglia di verità. Lo sa bene Enzo Palmesano che non ha mai fatto un solo passo indietro rispetto alla sua attività di cronista nonostante le continue minacce da parte della camorra abituata a zittire, con le buone o con le cattive, così come sapeva Giancarlo Siani che, con un articolo verità, decretò la sua definitiva condanna a morte per mano della criminalità locale.
Non di tanto tempo fa la notizia dell’aggressione che interessò il napoletano Alessio Viscardi, colpevole di aver indagato a Terzigno sul “funerale dello scandalo” che colpì i Casamonica. Un vergognoso elenco a cui si aggiunge il caso di Luciana Esposito, che lo scorso 21 Dicembre è stata violentemente pestata da parte di una coppia di Ponticelli in seguito ad un servizio riguardante la nuova opera di street art nel Parco Merola. La giornalista, da tempo impegnata in un progetto sociale volto al riscatto sociale di un quartiere difficile, aveva già da tempo dovuto abbandonare la sua attività perché più volte minacciata dai coniugi che, già in passato, avevano usato violenza sulla stessa.
Luciana era giunta a Ponticelli per documentare l’inizio dei lavori e stabilire un’intervista con l’artista quando è stata raggiunta dalla coppia che le ha intimato di andare via ma, a quanto pare, la rinuncia da parte della giornalista a fare il proprio lavoro sembra non essere bastato ai due che l’hanno raggiunta a bordo di un’auto aggredendola prima verbalmente, poi fisicamente.
“La mia rabbia e il mio rammarico non possono essere quantificabili, soprattutto perché in entrambi gli episodi nessuno ha mosso un dito per difendermi. La gente ha paura di esporsi e su quest’omertà quella tipologia di mentalità trova e troverà sempre un fertilissimo terreno nel quale affondare le sue deleterie radici” ha commentato Luciana Esposito.
Un episodio increscioso e avvilente che, ancora una volta, crea profondo imbarazzo a quella parte di società costretta a subire la prepotenza di chi ha interesse a far sì che le cose non migliorino, che restino così come sono, impantanate in un clima di paura e disagio.