Allo Zoo di Napoli arriva la “Savana”: 3.500 mq per le Tigri che escono dai Lager
Gen 07, 2016 - Chiara Cepollaro
Hanno passato 75 anni in 25 mq le tigri dello Zoo di Napoli. Carcerato non era solo il loro corpo, ma l’anima primordiale, l’istinto alla caccia e dunque, alla vita.
Quei lager, senza manco il terreno che riproducesse in minima parte il loro habitat naturale, sono stati ora sostituiti da una zona verde di 3.500 mq. Alberi, laghetti e terreno hanno il compito di ripristinare, minimamente, un contatto con la loro natura e stimolare nuovamente il senso di “esplorazione” dopo anni di carcere duro ed isolamento.
Ad annunciare l’apertura della Savana, il nome dell’area per i felini, è stato Francesco Emilio Borrelli, il quale ha effettuato un sopralluogo nello zoo di Napoli assieme al professor Luigi Esposito, docente del dipartimento di Medicina veterinaria e riproduzione animale, dell’Università Federico II di Napoli.
“Finalmente hanno lasciato quelle gabbie di pochi metri quadrati costruite oltre settanta anni fa”, commenta Borrelli, “quindi mi complimento con l’ingegner Stefano Floro Flores che ha mantenuto la promessa fatta a me e a tutte le associazioni animaliste e ambientaliste che, da anni, seguiamo le vicende dello zoo di Napoli, e con l’ingegner Guglielmo La Regina che ha curato il progetto e i lavori di realizzazione della Savana”.
Secondo le informazioni riportate dal Consigliere dei Verdi, le tigri, appena trasferite, hanno impiegato tempo prima di addentrarsi nel nuovo exhibit. Hanno dovuto riprendere confidenza col camminare, principalmente per poi, prendere coscienza dello spazio che avevano attorno.
Senza dubbio, per felini allo stato brado qualsiasi metratura sarebbe stata restrittiva e avrebbe rappresentato il limite cruciale all’esistenza. Tuttavia, per animali cresciuti in cattività, la situazione è diversa. Lo shock della tortura lo hanno già subito, ora potranno farsi una vecchiaia migliore. Nulla risanerà le pene che hanno subito, ma aver ampliato il loro raggio di esplorazione, significa aver ampliato anche il nostro, assieme ad una coscienza che ha tardato ad arrivare.
“L’opera è avanzata anche dal punto di vista tecnologico”, afferma l’ingegner Floro Flores, “per le soluzioni adottate, per la sicurezza degli operatori, del pubblico, e contemporaneamente, per il benessere degli animali”. Poi aggiunge, “per tutti noi che amiamo questo luogo dove abbiamo vissuto da bambini, genitori e ancora nonni, è un giorno di gioia: gli animali sono sereni, quasi compiaciuti della nuova area di cui piano piano si stanno appropriando, dove stanno riproponendo gesti e movimenti che avevano dimenticati”.
L’area in questione, inoltre, è il primo tassello del cammino Zoo 2.0, “la cui missione”, spiega Flores, “sarà fondamentalmente la ricerca scientifica e la conservazione delle specie in via d’estinzione. A mio avviso, sempre di più, in futuro, molti animali, purtroppo, saranno presenti solo negli zoo, che dovranno adattarsi alla nuova e più impegnativa missione”.