Non è passata inosservata la decisione di Apple, la famosa azienda statunitense con sede a Cupertino, di aprire il suo primo Centro di Sviluppo Europeo proprio a Napoli. Una scelta coraggiosa e molto contrastata, soprattutto sul web, dove molti hanno insinuato che Napoli e il sud Italia in generale non sarebbero degni di un tale onore. “Formare un programmatore in Apple è come addestrare un meccanico in Ferrari. Difficilmente resterà disoccupato” dichiara Palazzo Chigi. Non c’è da stupirsi, dunque, che tale decisione abbia provocato l’indignazione delle numerose città che aspiravano a ospitare la prima “Università 2.0” europea firmata Apple.
Per quanto incoraggiante la similitudine utilizzata da Palazzo Chigi per spiegare l’operazione Apple, essa darebbe vita a un grosso equivoco in merito al rapporto formazione-occupazione. Va specificato, infatti, che la nota azienda statunitense non procederà all’assunzione diretta di sistemisti e programmatori ma provvederà alla formazione annuale di circa 600 giovani italiani e stranieri, non solo laureati, al fine di trasformarli, al termine di 12 mesi di tirocinio, in esperti del sistema operativo Apple iOS. La formazione costituirà, dunque, una sorta di trampolino di lancio attraverso il quale i giovani potranno indirizzarsi verso una collaborazione con Apple, con altre aziende del settore o verso un proprio progetto personale.
In merito alle tempistiche, il Governo intenderebbe avviare le attività subito dopo l’estate, probabilmente a Settembre, o comunque entro la fine dell’anno. L’Università Federico II di Napoli, partner pubblico di Apple, ha avanzato in questi giorni anche alcune proposte operative in merito alla location. Stando a queste ultime, la scuola potrebbe occupare, nella sua prima fase, i locali e i laboratori dell’ex area Cirio a San Giovanni a Teduccio mentre, in un secondo momento, essere trasferita nell’ex area Nato a Bagnoli. Si tratterebbe di un’area ugualmente attrezzata ma che necessiterebbe di alcuni interventi di adeguamento.