Il titolo è volutamente forte, prospettando lo spettro del Museo di Capodimonte, perché siamo di fronte all’ennesimo tentativo di spoliare il patrimonio artistico della città di Napoli, per giunta illegalmente. Se ieri abbiamo appreso con gioia la notizia per cui le Sette Opere di Misericordia del Caravaggio, conservante nel Pio Monte di Misericordia, restano nella propria città dopo che la Presidenza della Repubblica ha deciso, grazie alle ripetute insistenze della cittadinanza, di non portarlo a Roma per il Giubileo, oggi si apprende sul Corriere del Mezzogiorno che la Regione Lombardia avrebbe chiesto la Flagellazione di Caravaggio, il quadro più prezioso e importante di quelli visibili a Capodimonte, per esporlo nella Villa Reale di Monza. Non si riesce a capire, inoltre, cosa potrebbe/vorrebbe prestare in cambio la regione guidata dal leghista Roberto Maroni, al paradiso voluto e creato dai Borbone di Napoli.
Tomaso Montanari, storico dell’arte, sempre sul Corriere nel 2011 aveva precisato che “non possono comunque uscire
i beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica
sezione di un museo: e non c’è dubbio che questo sia il caso della Flagellazione, che per quanto proprietà del Fondo Edifici di Culto è indubbiamente parte del fondo principale di Capodimonte”. Il Ministero degli Interni, tuttavia, avrebbe già dato l’autorizzazione per la partenza di tale dipinto verso la Lombardia.
Ma c’è di più, poiché altri capolavori sarebbero in partenza verso altri lidi evidentemente considerati più felici, ma che snaturano il Museo di Capodimonte, il quale, pur essendo uno dei più ricchi del mondo e inferiore a nessuno, non decolla in termini di visite perché mal pubblicizzato e collegato. Gli occhi sono puntati specialmente sui quadri di Tiziano, Jusepe de Ribera, Parmigianino, Pieter Bruegel il Vecchio e Annibale Caracci, richieste da ogni lato del pianeta, mentre le tele di Artemisia Gentileschi sono volute sempre a Roma.
È un orgoglio, per la città di Napoli e suoi abitanti, che il suo patrimonio artistico sia così stimato e apprezzato in tutto il mondo, e siamo aperti a scambi e collaborazioni di qualsivoglia museo, poiché l’Arte appartiene a tutti gli esseri umani. Molto proficuo è stato, infatti, lo scambio temporaneo tra Palazzo Zevallos e Palazzo Madama di Torino, in quel caso poggiato su un do ut des di dipinti importanti e che non svilivano le rispettive collezioni. È inammissibile, al contrario, che a essere portati via, sia pure in prestito, siano i pezzi più importanti, quelli su cui si fonda l’anima dei musei partenopei, sia quello di Capodimonte o tutti gli altri. Neanche dovrebbe giungere in prestito a Napoli, temporaneamente, il celebre “Tuffatore” di Paestum, che sarà esposto dal prossimo Marzo al Museo Archeologico Nazionale, poiché parte fondamentale e caratterizzante del Museo Archeologico di Paestum: chi vuole ammirare un “pezzo forte” deve andare a casa sua, qualunque essa sia.
Come si spiegherebbe a un turista australiano, giapponese o anche molto più vicino che ha compiuto un viaggio invano, perché la Flagellazione sta a Monza e non nel luogo che gli appartiene? Che figura farebbe il “Louvre napoletano”, che al corrispettivo transalpino non ha nulla da invidiare? A qualcuno, inoltre, risulta che Parigi sarebbe ben felice di far viaggiare la Gioconda per la Francia o per il mondo? Riuscite a immaginare il Louvre senza la Monnalisa? La Flagellazione è, appunto, la Gioconda di Capodimonte. Perché solo a Napoli, solo al Sud Italia (ricordiamo la questione dei Bronzi di Riace) deve essere così? Caravaggio non deve muoversi da Napoli.