Attenzione su Facebook. L’insulto in bacheca è diffamazione aggravata
Mar 01, 2016 - Domenico Ascione
I social network sono diventati una componente essenziale della nostra vita: sono il luogo da cui attingiamo informazioni, dove poter sfogare pensieri e critiche, oppure confrontarsi con altre persone. Il rovescio della medaglia è che, spesso, diventano un vero e proprio “far west” dove chiunque può offendere e sparare a zero su tutto e tutti impunemente. Emblematico è il patologico diffondersi del fenomeno del cyber-bullismo, ovvero atti persecutori e diffamanti portati avanti sui social network ai danni di persone più deboli: insulti, offese o, addirittura, minacce lasciate impunite perchè perse nel mare del web.
La Giustizia, fortunatamente, si è accorta di questo stato di fatto e, ultimamente, sta correndo ai ripari. Ne è una prova l’ultima decisione della Corte di Cassazione sulle offese pubblicate sulla bacheca di Facebook: “la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso della bacheca Facebook – si legge nella sentenza della V sez. Penale – integra un’ipotesi di diffamazione aggravata poiché ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone”. Lo stesso trattamento riservato alla diffamazione a mezzo giornale, insomma.
Il caso preso in esame dalla Suprema Corte è stato quello di Francesco della Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana, che nel 2010, quando ricopriva l’incarico di Commissario Straordinario, aveva ricevuto sulla sua bacheca Facebook messaggi offensivi e diffamatori da parte di un componente in congedo del Corpo Militare in cui veniva definito con termini come “parassita” e “verme“. Per questo caso è stata comminata una multa di 1.500 euro, ma, quello che è davvero importante, è il precedente giudiziario venutosi a creare. Da oggi, infatti, gli utenti dei social potranno essere, finalmente, tutelati dalla giurisprudenza contro questo tipo di offese.