Questa mattina il Commissario dell’ Azienda Ospedaliera Universitaria della S.U.N., Maurizio Di Mauro, ha comunicato, in commissione, che ad aprile aprirà il nuovo reparto di ostetricia e ginecologia, già pronto da un anno ma mai messo in funzione. Il reparto, con 14 posti letto, sarà immediatamente operativo e munito di tutto l’occorrente per il travaglio in acqua.
L’apertura di un reparto equipaggiato con la vasca per il travaglio in acqua è di fondamentale importanza per un ospedale pubblico come il Policlinico, poiché potrebbe avvantaggiare la scelta del parto naturale, a discapito di quello cesareo, su cui da tempo esiste in corso un dibattito e che risulta fin troppo effettuato nella nostra regione. La Campania, infatti, arriva al 60% di parti cesarei, contro la media italiana del 35%.
Tuttavia, la disquisizione in merito è complessa, poiché non tutti gli operanti del settore concordano circa i rischi del parto cesareo a cui fanno riferimento l’Oms e il Ministero della Salute. Infatti, in un intervista su Repubblica Vittorio Di Maro, specialista responsabile del reparto Ostetrico di Villa Cinzia, afferma che è un bene l’alta percentuale dei parti cesarei in Campania, poiché “Il parto spontaneo ha molte più variabili. Alcune, come la grandezza del feto o il cordone ombelicale attorcigliato attorno al collo, sono prevedibili; altre, come la distocia di spalla (che ostacola la giusta posizione del feto) sono imprevedibili”.
In effetti, nelle cliniche private la percentuale dei parti cesarei arriva anche al 95%. Fatto sta che l’ultimo rapporto del Cedap (organo del ministero della salute) mette la Campania in cima alle regioni che non rispettano le indicazioni internazionali, secondo cui i parti cesarei non dovrebbero superare il 15 %
L’introduzione del parto in acqua comporta notevoli benefici alle gestanti e al feto; gli studi in merito risalgono al 1805, ma i più recenti (1984), effettuati da Leboyer e Odent, dimostrano tutti i vantaggi di tale modalità: