Dall’ape che va sul fiore al romantico “fare l’amore” l’uomo ha sempre trovato modi metaforici ed addolciti per nominare l’atto più naturale della sua esistenza: il sesso. In qualunque momento della nostra cultura linguistica la parola “sesso” è sempre stata un tabù, qualcosa da mascherare e camuffare: pagine e pagine di metafore sono state scritte per evitare di pronunciare una parola semplice, solo perchè considerata troppo diretta e volgare. Tuttavia, questo avviene nei libri o quando si è in presenza di estranei, ma nella vita privata la cosa è ben diversa.
Nessuno, parlando con amici di una donna che lo attira, direbbe mai “avrei proprio voglia di far l’amore con lei” e nessuno proporrebbe alla sua fidanzata “vorrei volare sul tuo fiorellino”. Da “scopare” a “fottere” la lingua italiana è piena di parole che definiscono il sesso in un modo sempre più volgare e diretto. La lingua napoletana non è da meno, anzi, i sinonimi di amplesso sono tanto numerosi quanto, spesso, estremamente materiali. “Chiavare”, ad esempio, pur essendo universale, particolarmente usato a Napoli. Il suo significato è, in italiano, “inchiodare” e non serve una gran conoscenza del mondo del bricolage per collegare un chiodo che entra in un muro all’atto sessuale.
Uno dei sinonimi più comuni in napoletano è “pella” o “pelle”, usato ancora molto dai giovani napoletani. Deriva, appunto, dalla pelle ed indica un rapporto sessuale senza anti-concezionali, che anche in italiano viene definito volgarmente “a pelle”, proprio perchè il pene è a contatto diretto con il corpo femminile. Un’altra accezione di “pella” può essere anche quella di un rapporto sessuale senza amore, privo di sentimenti e basato solo sul contatto fisico della pelle. Inoltre, “farsi ‘na pella” per un uomo potrebbe indicare anche una semplice masturbazione.
Altro termine molto comune è “menata” ed è, anche qui, molto facile capirne l’origine. In napoletano “menare” qualcosa o qualcuno significa spingere o spostare. Anche in italiano “spingere” viene usato come sinonimo di “far sesso” e, comunque, rende l’idea di un rapporto non particolarmente delicato. Stesso discorso vale per “squassare” che sia in napoletano che in italiano significa “scuotere con violenza”. Meno facile da capire è perchè il termine “chionzo”, nella nostra lingua, significhi “rapporto orale”. Deriva dal longobardo “klunz” (rozzo o volgare) ed in tutti i dialetti italiani viene attribuito ad una persona tozza di aspetto o stupida. Non si spiega, quindi, perchè in napoletano abbia questo particolare significato.
Particolare è anche “basulella” che, generalmente, implica un rapporto veloce e clandestino. Potrebbe derivare dal fatto che, spesso, queste “sveltine” vengano consumate in strada, magari in piedi: “basulella” significa, infatti, basolo di basalto e, quindi, la superficie sulla quale si svolgono simili amplessi. Simile a “chiavata” è “chiantella”, che in napoletano significa “toppa”. Se una toppa serve, generalmente, a coprire un buco è piuttosto facile capire a quale buco e a quale toppa ci riferiamo in questo contesto. “Fricà”, invece, è l’immediata traduzione dell’italiano “fottere” con gli stessi significati: imbrogliare, far sesso, fregare.
Attualmente è difficile sentirlo ancora, ma un tempo, a Napoli, “andare a farsi una sciammeria” significava “andare a far sesso”. I più attenti alla lingua sapranno che, di base, “sciammeria” significa “vestito elegante”. Quindi cosa lega questo al sesso? Con molta probabilità nacque come uno sfottò fra giovani: se vedevi un tuo amico particolarmente agghindato senza un ragionevole motivo, allora, con molta probabilità, si era preparato per incontrare una donna fino al punto che la “sciammeria” è diventata sinonimo di probabile sesso.