Nell’era 2.0, in cui il mondo digitale è totalmente innestato nelle nostre giornate, separare la vita privata da tutto il resto è sempre più difficile. Con un touch leggi in pochi secondi il messaggio dell’amico, con un click scorri le foto della ragazza che ti piace, con un rapido whatsapp scrivi la lista della spesa a tuo marito. E’ tutto a portata di mano, anche quando si dovrebbe fare altro, come ad esempio….lavorare.
Molti sono i casi di licenziamento a causa dei social network, soprattutto di Facebook. Secondo uno degli studi dell’americana Proofpoint, infatti, l‘8% delle aziende intervistate dichiarano apertamente che hanno licenziato i dipendenti a causa di Facebook, mentre il 17% attribuisce al Social la causa dei richiami disciplinari.
Molte sono le storie legate a tali dinamiche e alcune sono state raccontate nel gruppo Fired by Facebook, creato da un australiano e in cui tutti i licenziati per colpa di facebook hanno raccontano la propria storia (ora il gruppo è stato cancellato).
In Italia la situazione è analoga al resto del globo. E, come altrove, regolamentata da articoli ad hoc all’interno dello Statuto dei Lavoratori.
In linea di massima, esaminando i casi degli ultimi anni, pare sia legittimo il licenziamento dovuto ad un uso improprio dei social netowork sui posti di lavoro. Il tribunale di Milano, ad esempio, qualche tempo, come riporta Il Fatto Quotidiano, fa ha dichiarato giusto il licenziamento di un un dipendente che ha pubblicato su Facebook foto di se stesso in atteggiamenti “poco lavorativi”, all’interno del reparto. Poi è venuto fuori che il soggetto in questione adoperava il computer aziendale per navigare sui siti pornografici. Un altro caso, invece, è diventato una vera e propria indagine: il responsabile del personale di un’azienda, ipotizzando che uno degli operai usava troppo facebook invece di lavorare, si è creato un profilo fake per adescare l’uomo. Quest’ultimo non ha esitato a mantenere la comunicazione durante gli orari lavorativi ed è stato beccato.
L’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori, il quale è stato riscritto nell’ambito della legge delega 183/2014 (ossia il Job Acts), ammette la presenza di controlli da parte delle aziende, sia di videosorveglianza che di altro genere purché sia avvisato ai dipendenti, i quali devono essere consapevoli della loro condizione. Pertanto, ogni controllo deve essere realizzato in accordo con le organizzazioni sindacali. Tuttavia, si tratta di materia difficile poiché non si deve rischiare di creare ossessivi controlli a distanza, a mo’ di Grande Fratello.
Sono sempre in aumento i casi di licenziamento dovuti all’uso dei social network, i quali tendono a creare una sorta di dipendenza, oggi, fin dall’età adolescenziale. Del resto, se gli adulti non riescono a farne a meno, come possono insegnare cautela e controllo ai propri figli.