A Napoli si chiama Posteggia. L’arte di avvicinare una ragazza, trovare il modo di attaccare bottone e iniziare il corteggiamento. Detto così sembra un processo lungo e improbabile, ma se il soggetto è abbastanza capace, allontanandosi dalla sagra della banalità, allora possono essere sufficienti pochi minuti. Come in ogni parte del mondo. Del resto, cambiano i nomi delle parole, ma le dinamiche relazionali sono più o meno le stesse. Tuttavia, si sa, non si possono dire le stesse cose a tutte le donne (cioè le donne lo sanno, gli uomini no). Per ogni donna, vi è un approccio diverso. E, spesso, il contesto territoriale e culturale influisce molto. Certamente, senza generalizzare. Ma… in linea di massima, ecco le cose da non dire ad una napoletana durante la fase di corteggiamento (leggi attentamente, se sei forestiero.)
- Non dire mai ad una napoletana che la tua partner ideale è un po’ donna e un po’ mamma, proprio come… se stavi per dire come le donne del sud, fermati subito e fatti lobotomizzare, per eliminare quello stereotipo di donna meridionale che circola nella tua testa: la donna che adora essere materna con il proprio uomo, andando, di tanto in tanto, a lavare i vestiti al fiume con la cenere e il sapone fatto in casa. Sappi che a noi piace bere la Peroni sulla pizza.
- Non dire mai ad una napoletana “ok, sono 7 euro e 50 a testa”. No, non è che siamo tirchie. Ma nonostante l’emancipazione e il superamento di certi schemi atavici… al primo appuntamento adda pavà l’ommo. Si, si tratta di incoerenza, ma è così. È una cosa che deve essere accettata e non discussa. Come quando ti abboffi di struffoli a Natale, anche se sai del possibile coma glicemico.
- Non dire mai ad una napoletana che ti piacciono le donne magre. Se lei è magra è solo per miracolosa eredità genetica, o per botta di culo di incerta provenienza. Tra frittatine, casatiello, pizza on the road e vino c”a percoca….qualche chilo in più è sempre in agguato. Come i venditori dei contratti telefonici che, pur di farsi aprire, bussano alla porta vestiti da zampognari.
- Non dire mai ad una napoletana che sei juventino. Questo era presente anche nel precedente “Le 10 cose da non dire mai ad un napoletano, anzi facciamo 11″, ma è bene ripeterlo e sottolineare che vale per tutti i partenopei, indistintamente da sesso, religione, età e lunghezza della basetta.
- Non dire mai ad una napoletana che adori i cibi precotti, tipo i 4 salti in padella. Se c’è un credo fondamentale che seguiamo in cucina, dopo l’agonizzante e sacra cottura del ragù, è il totale disprezzo per i piatti di pasta precotti. Far soffriggere l’aglio con due pomodorini è questione di pochi minuti: lo stesso tempo che impieghiamo ad innamorarci di Reina, quando si toglie la maglietta.
- Non dire mai ad una napoletana che non ti piace quando qualcuno parla in dialetto (che poi il Napoletano è una lingua). Di qualunque estrazione sociale e culturale faccia parte la donna con cui stai parlando, sappi che amerà usare il napoletano. Vi dirà per esempio ” ‘A carne ‘a sotto e ‘e maccarune ncoppa” quando scoprirà che vi fate la ceretta completa prima di agosto.
- Non dire mai ad una napoletana che ha due stelle al posto degli occhi. Basta, veramente. Per decenni queste migliaia di stelle sono state tolte dal cielo del lungomare e trapiantate negli occhi di queste donne. Ma potete trovare tutti i dettagli nel manuale “Come abbuscarti una femmina nel traffico di Mergellina, anche se i tuoi amici hanno le sembianze dei taralli n’zogna e pepe”.
- Non dire mai ad una napoletana che non sa fare il caffè. Che, in effetti, potrebbe essere una verità, poiché la preparazione del caffè è una forma d’arte, ma è anche un rituale al quale siamo profondamente legate. E sotto sotto, ci pigliamo collera se siamo impedite. Quindi, mentite! Che è la cosa che vi riesce meglio dopo perdere la bolletta la domenica.
- Non dire mai ad una napoletana che non ti piacciono le famiglie numerose. Tienilo per te. Non lo sai, ma potresti ritrovarti a passare le feste di Natale a tavola con 35 persone semi-sconosciute, che si chiamano tutte allo stesso modo, con accorgimenti distintivi (Maria piccola, Maria di Giorgio, Maria bionda, etc…). Si narra di gente che, in ufficio, il giorno dopo è stata licenziata per aver chiamato il capo Maria la riccia e avergli chiesto un altro roccocò, se possibile.
- Non dire mai ad una napoletana che ti so’ sempre piaciute le napoletane! Storicamente abbiamo affrontato francesi, spagnoli, austriaci e i magliari di tutte le province (generalmente, venditori di corredi di biancheria intima), pertanto non puoi fare il “commerciante” con noi, soprattutto adoperando i concetti standard della compiacenza. Sii te stesso, senza diventare il surrogato del tuo profilo Facebook.