Nella giornata di giovedì 16 Gennaio 2014, i cittadini di Giugliano si sono raccolti ancora una volta davanti al Municipio per manifestare contro l’aumento della Tares, la tassa sui servizi di nettezza urbana. La protesta, cominciata in mattinata verso le 8.30 quando si sono visti i primi partecipanti, si era svolta come sempre in un clima assolutamente pacifico nonostante le persone esprimessero anche con vigore le proprie opinioni, fino a quando verso mezzogiorno un gruppo di teste calde, che si ipotizza siano estranei alla manifestazione e addirittura provenienti da altri comuni, hanno cominciato a spingere contro la polizia per far poi degenerare l’episodio con lanci di sassi e sampietrini da una parte, con manganellate e spray urticante dall’altra, il tutto tra nuvole di fumogeni.
La cittadinanza aveva deciso di riunirsi perché era programmato un incontro nella sede comunale tra i commissari prefettizi a capo della città (ricordiamo che il Consiglio Comunale di Giugliano è stato sciolto per infiltrazione camorristica, e che il provvedimento è stato emesso anche sulla base di irregolarità nella gestione dei rifiuti) e una delegazione di cittadini, per discutere circa delle agevolazioni a favore di chi versa in condizioni economiche deboli, come le famiglie a basso reddito, le famiglie numerose e i disabili. Proprio perché il tempo passava senza che si sapesse qualcosa di concreto su quanto stava avvenendo in riunione, eccetto qualche voce dimostratasi poi falsa, la tensione è salita fino a creare i presupposti adatti affinché quel gruppetto potesse agire come ha fatto, con ciò danneggiando l’immagine della vera protesta, nonostante l’aperta dissociazione dalle violenze ribadita da uno dei capi della delegazione.
Quello che a mio avviso è importante sottolineare è che quella mattina nella città non era stata fatta la raccolta dei rifiuti, in quanto i collaboratori ecologici erano in stato di sciopero perché non era stato dato loro lo stipendio; mettiamoci anche si tratta di un territorio dove si paga una delle Tares più alte d’Italia e che questo territorio, la Terra dei Fuochi, è stato avvelenato da una camorra che è difficile distinguere dalla politica perché troppo spesso collaborano e si confondono. Mettiamoci ancora che questa classe dirigente chiede sempre più soldi ai cittadini che subiscono la crisi economica causata dai potenti per giovare ai potenti, cittadini nelle cui case hanno portato povertà, veleni e tragedie: come si può non comprendere la protesta rabbiosa e ardente di quella donna che a casa ha un figlio di 3 anni malato di tumore?
Nel frattempo un accordo è stato raggiunto e consiste nella sospensione della prima rata fino al 28 Febbraio (eccezion fatta per la parte spettante allo Stato che va pagata entro il 24 Gennaio), mentre bisogna attendere il parere del Ministero dell’Economia e delle Finanze per le agevolazioni alle fasce deboli, che saranno coperte grazie all’avanzo di spesa che ammonta a 3-4 milioni di euro. Nel suo piccolo è una notizia non cattiva, ammesso che il parere del Ministero sarà favorevole. Una buona notizia sarebbe invece l’uscita dall’immobilismo, o meglio dall’indifferenza, di uno Stato che ha permesso questa strage e ne è quindi complice, la cui proposta più concreta è stata finora quella inutile e propagandistica dell’invio dell’Esercito, mentre per le bonifiche si sta ancora aspettando una decisione adeguata e concreta – peccato però che le malattie non abbiano capito che dobbiamo attendere e continuino a fare il loro lavoro.