Non è il primo e non sarà neppure l’ultimo caso. La Berna, società che fa parte del gruppo Parmalat, si aggiunge alla nutrita schiera di aziende che ha scelto la Lingua Napoletana per effettuare delle campagne pubblicitarie, fregandosene però altamente di ingaggiare qualcuno (di serio) che sia in grado di scrivere gli slogan in maniera accettabile.
Se da un lato è evidente che il Napoletano non sia studiato a scuola, dall’altro è anche vero che esistono sia una letteratura che diverse grammatiche, le quali, pur essendo a volte discordanti, sono ad ogni modo delle guide attraverso cui ricostruire una Lingua Napoletana quanto meno accettabile e sensata. Gli slogan scritti in maniera esatta sono copiati da testi noti, quali ad esempio un verso di una celebre poesia di Salvatore Di Giacomo: perché non andare a leggere le sue poesie per controllare di aver scritto bene gli altri?
Gli slogan della Berna, al contrario, sembrano scritti da un utente medio di Facebook che spesso fa fatica anche con l’Italiano. Eppure la Berna, come le altre aziende, qualche soldo lo dovrebbe avere per pagare una persona – e ne esistono molte – che possa correggere le scritte. La sciatteria, invece, sembra essere la strada più battuta e il vilipendio della Lingua Napoletana continua.
Dicitura corretta: Ogne scarrafone è bello a mamma soja
Dicitura corretta: “Mammà, tu si’ ‘a cchiù bella d”e riggine”
È una rivisitazione, anche simpatica, di un noto proverbio (Mazze e panelle fanne ‘e figlie belle, panelle senza mazze fanne ‘e figlie pazze).