Dai seggi di Scampia: “Entra il camorrista e minaccia le guardie. Pareva Gomorra”


Poche ore fa, sulla pagina Facebook dell’Ex Opg occupato (Je so pazzo) viene pubblicata una storia. Anzi, una cronaca: l’esperienza dei ragazzi del centro sociale presso i seggi elettorali di Scampia, tra il cemento di una periferia ormai, globalmente, famigerata e le vite semplici di chi lavora sodo per la propria famiglia.

Ebbene, la storia dell’Ex Opg appare più urbana che politica, più vicina all’odore della necessità che alla consapevolezza del voto. Tuttavia, appare. Si perché anche questo e molto altro è Politica.

“Fuori ai seggi drappelli di ragazzi e capibastone con motorini e santini. Presenze molto visibili, numerose, organizzate militarmente, che si attaccavano alle persone per dare i fac-simili, che andavano e venivano deportando poveri vecchi…”: così inizia la cronaca della scorsa domenica, con realistiche descrizioni di ciò che accadeva attorno a loro, del mercato neanche troppo velato dei voti, della facce usurate dalla strada.

“Durante la giornata subiamo di tutto: minacce di morte, mani addosso, pressioni di tutti i tipi, veniamo seguiti pure quando andiamo al bar per un caffè. Ad un certo punto un noto camorrista del posto, a cui era arrivata notizia della nostra presenza, arriva al seggio “scortato”, entra dentro tutto sparato, urla in faccia alle guardie che o ci cacciano loro o ci caccia lui.”

Ma i ragazzi non sono stati cacciati da nessuno. La loro presenza, legittima e autorizzata, ha segnato quella giornata, non solo per loro o per la loro lista, di cui erano rappresentanti, ma anche per chi si recava a votare, per chi passava e ne percepiva la presenza, per lo stesso camorrista, il quale si è sentito, in parte, spodestato del suo ambiente/trono naturale. Ma suo non è.

Le urne alle 23.00 si chiudono, restano dentro i responsabili e i rappresentati di lista, compresi i giovani dell’Ex Opg. Questi ultimi, quasi rassegnati da ciò che avevano visto durante la giornata, non si aspettavano che forte era la presenza di de Magistris in quelle tessere. Una presenza che tutto il giorno era stata silenziosa, per poi farsi sentire al momento dello scrutino: “De Magistris, De Magistris, De Magistris. Escono, da non si sa dove, centinaia di voti per De Magistris. Pure nelle sezioni peggiori, nei seggi più difficili, vince di un bel po’… ma chi l’ha votato? Ci chiediamo fra di noi.”

Le risposte che si danno riconducono a quei volti della giornata, quasi anonimi e senza dubbio poco vistosi, che si erano recati al seggio. Quella che sembrava l’insegnante, quello vestito da muratore, l’associazione dei bambini…

Poi, arriva un racconto. Le parole di un uomo che, come loro, era stato lì tutta la giornata:

“Sì perché vuje tenit n’ideale… io che dovevo fa’? Agg fà magnà ‘a famiglia. M’hann rat 500 euro per attaccare 1000 manifesti. Per oggi m’hann rat 150 euro. Nuje ce magnamm nu mese. nientemeno a chest gent ‘e merd, a sti riccun ca nun hann mai fatto niente di bbuon, c’amm fatt fà n’opera ‘e bene… ma poi vuje sapit chi ha votato ‘a gente mia? A De Magistris… hai capito che facevano? Scrivevano o nomm ro consigliere che gli avevo dato io e facevano ‘a foto. Po’ aropp mettevano la x sul nome di De Magistris. ‘o voto disgiunto, hai capi’?”.

“Ora non pare più Gomorra”, come scrivono i ragazzi del centro sociale. Accanto a quei visi scavati dalla furbizia metropolitana, accanto a quei motorini che minacciavano e al mercato dei voti…accanto al camorrista che ostentava un’indiscussa padronanza, c’era molto altro. C’era la gente che esigeva di cambiare, che nutriva una speranza. La gente che ha adoperato il proprio voto per dire al mondo, ai media e a Napoli che Gomorra non è l’unica scelta. O per lo meno, non la loro.


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