Sentiamo parlare quasi quotidianamente del Rione Sanità, nel quartiere Stella, ma mai nel modo in cui vorremmo. Il luogo è diventato, suo malgrado, teatro di guerre fra clan, di sparatorie e degrado fino al punto a Napoli si associa all’intera zona soltanto delinquenza e violenza.
I problemi sopraelencati ci sono e sono anche piuttosto rilevanti, ma, se evitiamo di basarci soltanto sui luoghi comuni e sulle dicerie, se smettiamo di aver paura del semplice “sentito dire” e ci inoltriamo nel Rione Sanità, riusciamo a scoprire la bellezza e la vita che si nasconde nei suoi labirintici androni. La Sanità è una zona caotica, certo, ma che sprizza rivalsa da tutti i pori ed è, forse, l’unica zona in cui la Napoli di secoli fa continua a respirare e sopravvivere.
Se anche escludessimo le sensazioni soggettive, se anche guardassimo criticamente la bellezza del posto, ci accorgeremmo di quanta storia nasconde e di quanto passato trasuda ogni singola pietra. Il Rione Sanità, situato ai piedi della collina di Capodimonte ed a nord rispetto al centro storico, era, duemila anni fa, uno stretto vallone che greci e romani utilizzarono come luogo di sepoltura: questa usanza viene testimoniata da numerosi ipogei, tumuli e catacombe che, ancora oggi, formano un vero e proprio “rione sotterraneo”. Questa particolare destinazione ha legato per sempre la zona al culto della morte: un rapporto indissolubile, più rimarcato di qualunque altra zona della città. Defunti, anime, teschi, tombe hanno convissuto per millenni con i vivi influenzando il loro spirito e la loro esistenza. Una peculiarità che ha il suo massimo esempio nel cimitero delle Fontanelle, sorto nel 1656 per ospitare i resti della violenta epidemia di peste.
Di fatto, il rione inizia ad essere popolato intorno al XV secolo, ma avrà il suo reale sviluppo, manco a farlo apposta, grazie alla morte. Nella suddetta epidemia, infatti, divenne un lazzaretto che aveva come epicentro l’Ospedale San di Gennaro dei Poveri. Il luogo fu scelto per l’incredibile e soprannaturale salubrità dell’ambiente: sembrava quasi che i morti sepolti nel sottosuolo cercassero di tutelare i vivi, consentendo spesso guarigioni miracolose. Proprio per questa strana circostanza il rione prese il nome di Sanità. Il legame indissolubile fra vita, amore e morte è confermato anche da una particolare leggenda sul borgo dei Vergini che, ancora oggi, collega l’intera zona al centro storico. Oggi è un mercato a cielo aperto, pulsante di voci, profumi e bancarelle, ma, in età greca era la sobria dimora di un particolare gruppo di asceti greci: gli eunostidi.
Questi uomini erano dediti ad una vita sobrie e parsimoniosa oltre che, come conferma il nome attuale della strada, alla castità. Uno di loro era Eunosto, aitante giovane di bell’aspetto. Talmente bello che Ocna, figlia di un importante magistrato, perse la testa per lui e decise a tutti i costi di sedurlo, ma nessuna delle tecniche della donna sembravano scuotere la passione del giovane asceta. Sconvolta dai continui rifiuti, Ocna tentò una vera e propria violenza sessuale alla quale, però, Eunosto reagì difendendosi con la forza. Forte della ferita provocata dallo scontro e furente per la vergogna, la donna disse ai suoi due fratelli di esser stata vittima di un tentativo di stupro da parte del giovane ed i due uomini lavarono la presunta offesa uccidendo Eunosto. Tuttavia la verità venne presto alla luce: i due fratelli vennero linciati dal popolo, Ocna decise di togliersi la vita ed alla povera vittima venne tributato un altare.
In ultimo va ricordato, sempre a proposito di vita e rivalsa, che proprio nel Rione Sanità, nella stretta via Santa Maria Antesecula, vide la luce Totò e non è l’unico rapporto fra la zona e l’arte. Come dimenticare le scene di “Ieri oggi domani”, interamente girato alla Sanità, così come “L’oro di Napoli” e tantissimi altri film.