Docente campana licenziata da un preside bresciano: il motivo è assurdo
Giu 16, 2016 - Michele Di Matteo
I proverbiali sette anni di studio matto e disperatissimo di Giacomo Leopardi a confronto saranno sembrati una passeggiata di salute: laurea col massimo dei voti, dottorato di tre anni, abilitazione alla libera professione e anche a quella dell’insegnamento. Peccato nel suo brillante curriculum da agronoma Maria Erminia Maglio non avesse anche una foto e soprattutto un viso da modella patinata. A quest’ora starebbe ancora tranquillamente insegnando o più probabilmente esaminando gli alunni dell’Istituto Tecnico “Pastori” di Brescia. Il preside, invece, ha deciso di licenziarla, praticamente ancora prima di assumerla, per un difetto estetico del suo volto.
La vicenda tragicomica dell’insegnante avellinese comincia qualche mese fa, quando viene convocata dalla scuola superiore bresciana per una supplenza in qualità di professoressa di esercitazione agraria – come rivela Il Mattino sull’edizione odierna del suo portale -. Il Dirigente Scolastico, però, alla vista di Maria Erminia Maglio, affetta da una semiparesi facciale e da una peptosi palpebrale, la invita a rinunciare all’incarico perché il suo viso potrebbe avere effetti controproducenti sugli alunni e sulle lezioni.
L’accoglienza che non t’aspetti getta nello sconforto, oltre che nell’imbarazzo, la giovane insegnante ma ancor di più manda su tutte le furie il padre – anch’egli un professore -, che il giorno dopo si presenta nell’ufficio del preside presentando le sue rimostranze per l’assurda motivazione espressa dalla massima autorità scolastica. Quest’ultima, tuttavia, si mostra intransigente e propone, al massimo, di chiedere un parere medico circa l’assunzione della neo-docente.
E’ la goccia che fa traboccare il vaso: Erminia, infatti, decide di rinunciare alla supplenza e di tentare il concorso per l’insegnamento in Piemonte, anziché in Lombardia. Per uno strano scherzo del destino, però, il presidente della commissione è proprio l’ormai inviso preside bresciano e la beffa si conclude con la bocciatura della precaria avellinese, chissà quanto obiettiva si chiede a questo punto la famiglia.
Famiglia che, comunque, non è rimasta per nulla con le mani in mano e che, nella persona del padre ha cominciato una pacifica ma decisa protesta nei confronti di quello che è parso un discrimine davvero assurdo. Il signor Giovanni Maglio, infatti, proprio da questa mattina, davanti all’Istituto avellinese nel quale lavora, darà inizio ad uno sciopero della fame ad oltranza perché, nonostante i problemi di natura fisica della figlia, non ha di certo paura di metterci la faccia.