Francesco aveva 17 anni e avanti a sé un tragitto copioso di progetti ed ambizioni. Francesco è una delle vittime del disastro ferroviario pugliese, nel quale 27 persone hanno perso la vita, nel quale l’intero Sud ha perso i riferimenti. Si è visto in pericolo.
Le lamiere aggrovigliate sotto il sole, le urla, la disperazione e la morte: scene a cui non siamo abituati perché siamo nati nella parte del mondo fortunata, ma forse nella parte d’Italia dimenticata, in questo caso. Sia giustificato l’accostamento. Siano perdonati tutti quei cittadini che potranno perdere l’idea di sicurezza accostata alle istituzioni. La piaga del trasporto pubblico e della sicurezza non inizia da qui e, purtroppo, non finirà ora.
Francesco da poco era tornato dal Giappone, dopo un anno di studio grazie al progetto Intercultura e su quel treno era salito per recarsi ad Andria e poter parlare con un professore. Dalla lettera che l’amica Rosanna Calò ha scelto di scrivere per il giovane uomo e che si è fatta largo in molti quotidiani, molte cose si possono capire circa questa tenera vita spenta ingiustamente: un ragazzo studioso, interessato, appassionato di musica e manga, amante del giapponese, sempre propositivo verso sé stesso e gli altri. Un’anima che rappresentava uno stimolo continuo per gli amici. Amici che nella lettera sono presenti, che non intendono dimenticarlo.
Ecco il testo intero della lettera:
«Caro Tedone, so, sappiamo, che non ti piace leggere, ma questo mi sa che ti tocca leggerlo. Mi hai sempre detto “se scriverai un libro, non lo leggerò, scusami, però ti giuro che lo compro”. E lo sai che ti dico, non leggerlo. Però, leggi questo. Leggi quello che ci hai lasciato, leggi i nostri sguardi, leggi le nostre lacrime, lasciacele versare ancora un po’, poi ti promettiamo che la smettiamo.
Oggi però, lasciaci guardare il cielo mentre immaginiamo ancora che la lanterna che abbiamo lanciato ieri stia sorvolando le nuvole. O forse non sta volando più, forse l’hai afferrata al volo, come ha detto Massi ieri.
In fondo che ci vuole ad afferrare una lanterna, ora sei anche diventato muscoloso, sportivo. Quando sei tornato dal Giappone sei piombato a casa mia in piena mattinata, con la tua fantastica maglia gialla e i tuoi nuovi pettorali, e la tua borsa dove tenevi le racchette da Badminton, perché la prima cosa che hai voluto fare con me è stata giocare al tuo sport preferito.
Ti ho visto correre, ti ho visto colpire il volano in posizioni impensabili, proprio tu che l’anno scorso a malapena ti saresti alzato dal divano per venire a casa mia a piedi. E ora guardati, sei un piccolo sportivo. Ti abbiamo trovato un altro talento, mancava solo quello. Tra i 7 migliori giocatori di tutta Puglia a LOL; un mega nerd; un genio a scuola senza il bisogno di aprire un libro, anzi uno lo aprivi, quello di Giapponese; sei perfino un b-boy, abbiamo visto un tuo video mentre lasciavi a bocca aperta i Giapponesi col tuo freestyle; grande acculturato di anime e manga; sempre aggiornato su tutto, qualunque cosa ti chiedessimo tu avevi sempre un’opinione al riguardo; ora sei diventato anche un atleta. Sei sempre stato una persona brillante. Sei energia, sei ambizione, sei quel corridore che non si stanca di correre anche se le gambe gli stanno scoppiando.
Allora, Tedò, lo sai che ti dico? Che nemmeno noi ci fermeremo. Nessuno di noi si fermerà, noi continueremo questa corsa con te e per te. Allora guardaci. Guarda Stefano che ha iniziato a ballare grazie a te, che ti deve la parte più importante della sua vita, ti deve la sua ambizione, ti deve la sua passione.
Guarda Mattia, guardalo mentre scatta le foto, perché se ha continuato a farlo ed è arrivato lì dov’è lo deve a te e alle vostre giornate insieme a parlare di sogni, di ambizioni, di tutto.
Guarda Federica, guardala dopo il suo anno in India, guardala perché insieme avete condiviso un sogno, avete condiviso la partenza, avete condiviso il ritorno, avete condiviso tutto quel miscuglio di emozioni che c’è dopo.
Guarda Alessia, guarda i suoi occhi mentre sogna il Giappone, che in fondo l’hai fatto sognare pure a lei, gliel’hai fatto in qualche modo vivere, le hai ricordato che nella vita tutto è possibile.
Guarda Diaferia, guardala perché finalmente crede nei sogni, crede in te, crede in voi, crede in qualcuno e non si sente sola, perché tu ci sei, tu non abbandoni nessuno, tu sarai sempre il suo migliore amico, e nessuno lo sarà meglio di te.
Guarda Gianvito e Adriana, guardali perché con te sono cresciuti, perché sono ancora qui, sono ancora parte di questa grande famiglia e non smetteranno mai di esserlo, saranno sempre tuoi fratelli.
Guarda Massi, guardalo, è sempre il solito scemo, è cambiato un sacco in Brasile e in fondo è rimasto lo stesso, tu lo sai, chi meglio di te lo sa, quanto ti ha stressato ogni giorno? Quanto era bella la sua faccia stupita quando ti ha visto arrivare a piazza Palermo? Quanto l’hai fatto crescere con la tua semplice presenza?
E poi, guarda anche me. Guardami mentre scrivo, perché tu mi dici sempre di scrivere, di non smetterla, di continuare. Guardami mentre gioco a basket, perché tu ascoltavi sempre le descrizioni delle mie partite e dei miei allenamenti, e guardami mentre suono Il Valzer della Luna per te, la nostra melodia, il nostro ballo.
Guardaci. Guardaci mentre siamo seduti in cerchio e guardiamo la tua lanterna che vola. Guardaci mentre ci abbracciamo forte, mentre ti abbracciamo forte, perché tanto ora sei muscoloso, anche se ti facessimo un cappottone, tu lo sopporteresti senza problemi.
E allora guardaci, noi continueremo a correre insieme a te in questa maratona lunghissima. Non so se riusciremo a tenere il passo, ma tu comunque aspettaci, non correre troppo veloce. Sarà dura, ma arriveremo, tutti insieme.
Perché come c’è scritto sulla maglia che mi hai regalato lunedì mattina: “questa strada è molto difficile, ma se non la percorrerai, sarà ancora più difficile”.
Allora ganbatte-yo, Tedò. Percorriamo questa strada insieme, perché anche se sarà difficile, noi non ci fermeremo.
Guardaci mentre stasera, alle 20, partiremo tutti insieme dal Comune per ricordare te e tutti quelli che erano su quel treno, tutti quelli che hanno sofferto, tutti quelli che stanno soffrendo, tutti quelli che pensano di aver perso qualcuno. E sottolineo “pensano”, perché in realtà nessuno ha perso nessuno, sono tutti qui. Sono tutti qui, e tu sei qui con noi. Ti vedo, sei quel ragazzo con la maglietta esageratamente sgargiante che corre con i capelli rossi svolazzanti. Ti vedo, stai correndo.
E tu, ci vedi? Anche noi stiamo correndo».