L’attrice Tedeschi: “Napoli è vitale, ha molto da dire in un’epoca mediocre”


Premiata all’Ischia Global Fest come attrice dell’anno, eppure Valeria Bruni Tedeschi non recita quando si tratta di parlare della città di Napoli. Nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano on line LaRepubblica.it, infatti, la sorella di Carla Bruni – moglie dell’ex Presidente di Francia Nicolas Sarkozy – parla senza freni del capoluogo campano, vissuto tramite alcune esperienze cinematografiche ed altre sicuramente più personali, anche se lei afferma di “adorarla, ma di non poter dire di conoscerla“.

Due i film che l’hanno consacrata durante l’ultima stagione cinematografica e che, appunto, le sono valsi i riconoscimenti ricevuti ad Ischia: “Ma Loute” ed il più italiano “La pazza gioia”, girato sotto la supervisione del regista Paolo Virzì. E’ stato, però, per girare un film del 2013, “Un castello in Italia”, che Valeria Bruni Tedeschi ha avuto modo di conoscere Napoli e tutto il suo eterno confine tra miracolo e magia, tra il sacro e il profano. Un’esperienza, tra l’altro, che l’ha vista coinvolta in prima persona: “Ero rimasta affascinata dalla storia della sedia della fertilità di Santa Maria Francesca dalle cinque piaghe e mi sono incamminata nel ventre della città, cartina alla mano. E devo dire che ha funzionato anche con me quella sedia“.

Ma l’attrice italiana non è rimasta affascinata solo dal miracolo ricevuto e dai vicoli della città. L’hanno colpita molto anche le persone e e gli attori partenopei: “Napoli è una città affettiva, vitale ed  mi mette allegria. E’ artisticamente stimolante. Mi interessano i registi e gli attori napoletani. In particolare stravedo per Toni Servillo“.

Tedeschi, però, confessa di essere catturata anche da un altro marchio di fabbrica dei napoletani, il dialetto: “Ho un debole per il dialetto, lo trovo sensuale. Se un uomo mi parla in napoletano perdo la testa. Credo che Napoli abbia ancora qualcosa da dire in un’epoca stagnante e mediocre“. Proprio per questo l’attrice alla fine si congeda dicendo che “mi piacerebbe tornare a girare a Napoli, è una città molto cinematografica, mai banale“.


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