Tra le numerosissime tasse che affliggono e assottigliano il portafoglio dei cittadini italiani ve ne sono alcune particolarmente odiate: si pensi ad esempio al canone Rai, all’Imu o al bollo auto, tutte gabelle che gravano sul semplice possesso di un oggetto, in alcuni casi di fondamentale importanza per la propria vita, come la casa o l’auto con la quale ci si reca al lavoro.
Sul sito internet La Legge Per Tutti che si occupa di informazione e consulenza su tematiche legali, si legge che il pagamento si prescrive una volta trascorsi tre anni: se entro questo periodo la Regione o il Fisco non vi notifica la richiesta di pagamento, il bollo auto non va pagato. Il termine comincia a decorrere dal primo gennaio dell’anno successivo a quello della data in cui avreste dovuto pagarlo. Se, prima che i tre anni siano passati, vi si chiede di pagare la tassa, la prescrizione si interrompe.
Se l’ente vi chiede di pagare il bollo, tuttavia, Equitalia (o chi per essa) ha due anni di tempo per mandarvi la cartella esattoriale a casa. Se dall’iscrizione a ruolo da parte della Regione o dell’Agenzia delle Entrate trascorre questo termine, senza che vi giunga la cartella, esso decade e il pagamento del bollo non è più dovuto. La cartella di Equitalia prevederà inoltre costi aggiuntivi quali sanzioni e interessi di mora, mentre la stessa agenzia potrebbe disporre il fermo amministrativo del veicolo fino ad avvenuto pagamento; il fermo è sospeso se usate l’auto per andare al lavoro, a meno che non possiate usare i mezzi pubblici.
Se invece la cartella esattoriale di Equitalia viene notificata entro il termine previsto, vi è un termine preciso oltre il quale scade: essa in fatti si prescrive in tre anni. Il bollo non va pagato anche se viene richiesto per un periodo in cui l’auto era indisponibile perché rubata o venduta, dunque se vi giunge la richiesta di pagamento della Regione o del Fisco, o ancora la cartella esattoriale di Equitalia, potete far rilevare quelle circostanze per essere esentati.