Oggi nuovi crolli hanno riguardato la Galleria Umberto di Napoli: principalmente, a destare meraviglia, il crollo di un calcinaccio avvenuto nella medesima zona in cui Salvatore Giordano fu ferito a morte, perché vittima della sciagurata manutenzione dell’immobile storico. Ogni cittadino napoletano ricorda l’incidente che uccise il ragazzo partenopeo, colpito in testa proprio da uno di quei calcinacci, tanto pericolosi quanto trascurati.
Un altro crollo ha riguardato, invece, l’edificio posto di fronte la Galleria; dopo pochi minuti, infatti, come testimoniano alcuni commercianti, un altro calcinaccio è caduto improvvisamente. Tuttavia, entrambi gli incidenti non hanno visto vittime, fortunatamente.
E a denunciare gli accaduti, il consigliere dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, il quale, assieme a Gianni Simioli, mostra tutta la sua indignazione per quest’episodio: “Ora basta, non si deve perdere altro tempo e bisogna intervenire per imporre lavori di messa in sicurezza e ristrutturazione seri perché non basta montare impalcature, impacchettare gli edifici, come è stato fatto con la Galleria, per mettere in sicurezza strutture che continuano a essere pericolose e possono provocare altre morti. (…) Bisogna costringere i proprietari a intervenire radicalmente e, qualora continuino a perdere tempo o a fare solo operazioni di facciata, si trovi il modo per espropriarli così si potrà procedere ai lavori e usare poi gli immobili acquisiti al patrimonio comunale o comunque pubblico per fini pubblici”.
In effetti, la Galleria Umberto non è di proprietà comunale, o almeno, non interamente. Alcune parti corrispondono alla responsabilità del Comune, come la grande navata centrale, mentre altre, quali gli uffici e le abitazioni private, posti ai piani superiori, fanno riferimento a proprietari differenti. Nel lontano 1904 la Galleria passò nelle mani della Banca d’Italia e di conseguenza di alcuni Istituti da essa stabili (come l’Istituto dei Fondi Rustici e l’Istituto Romano dei Beni Stabili). Poi, nel corso degli anni, ci sono stati vari passaggi di proprietà tra società private.
Per il caso Salvatore Giordano a rispondere delle mancate cure per la sicurezza dello storico edificio, ci fu sia il Comune di Napoli, sia gli amministratori di condominio che, negli anni, hanno provveduto alla gestione delle proprietà private. Un incastro non poco confusionario che tende a deresponsabilizzare chi porta con sé le reali colpe. Intanto, il prezzo pieno del menefreghismo dilagante, è stato il piccolo Salvatore a pagarlo, ammazzato da un pezzo della sua stessa città.