Suona Chopin il maestro Riccardo Muti, ma ciò che più delizia il popolo napoletano sono le parole al miele che egli tributa alla cultura e alla bellezza di Napoli: “Capodimonte è un luogo che mi dà forza, mi ispira e mi rende orgoglioso di essere napoletano“. Si rivolge così, Muti, al direttore del Museo di Capodimonte Sylvain Bellenger, che gli ha appena concesso l’incredibile occasione di suonare il pianoforte posizionato al centro del Salone da ballo, altrimenti chiuso al pubblico.
Non mancano, tuttavia, le bacchettate da parte di Muti al popolo tanto amato, reo di non rendersi conto della bellezza che lo circonda: “Quella con la B maiuscola, che non ha eguali al mondo. Ma quanti napoletani hanno mai visitato il Museo di Capodimonte. Se la città – riporta l’edizione odierna de LaRepubblica.it – risponde entusiasticamente a questo capolavoro, il bello si espande a macchia d’olio. Ogni volta che capito a Napoli cerco di venir qui perché trovo, come ha detto Sylvain, la storia di un Regno, non limitata a un periodo, ma una grande storia. Come musicista ho sempre sottolineato che nel Settecento soprattutto, poi anche nell’Ottocento, Napoli poteva confrontarsi allo stesso di livello di Vienna, Londra, Madrid, Parigi, non le altre città italiane che pure erano importanti, perché era la capitale di un grande Regno”.
Un passato, secondo Riccardo Muti, un po’ troppo dimenticato e non coltivato a dovere: “Quanti oggi si rendono conto a Napoli di avere un tale passato – si chiede – come napoletano che gira il mondo mi ribello sempre a questa immagine folcloristica della città che viene portata avanti, con delle canzoni che si piangono addosso, cantate non come dovrebbero essere cantate, ma urlate, e con l’immagine di spaghetti, pomodoro e mamma. La verità è che non abbiamo fatto molto per portare l’attenzione del mondo su Napoli. È vero, c’è l’attenzione di quelle poche persone nel mondo che conoscono il valore di Napoli, ma dobbiamo fare molto di più per comprendere che si fa parte di una storia e di una città dove si può ripercorrere tutta la storia dell’umanità dai Greci fino a oggi: quale altra città può metterci in contatto fisicamente con la storia dell’umanità, se non Napoli? Se l’America avesse il Museo di Capodimonte lo conoscerebbe tutto il mondo e l’avvicinarsi a tale patrimonio sarebbe un atto di sacralità“.