Criminalità a Napoli, arriva il software che “riconosce” chi ha commesso i reati
Set 05, 2016 - Nunzio Zeccato
Per descrivere la situazione in cui versa la città di Napoli in ambito della sicurezza non servono di certo numeri o statistiche. Una città dove anche la camorra dopo la “pausa” estiva è tornata a farsi sentire, basti pensare agli ultimi episodi che in questi giorni hanno insanguinato le strade di Napoli senza risparmiare neppure i bambini.
Puntualmente, a ogni delitto che si ripete, si torna a parlare di controllo del territorio e prevenzione degli atti criminali. Le forze dell’ordine e della sicurezza pubblica si affidano a un piano coordinato di interforze che suddivide o accorpa i singoli quartieri che, di volta in volta e a rotazione, vengono controllati dalla polizia, dai carabinieri, e in parte anche dalla finanza. Il piano elaborato sulla carta garantisce la totale copertura delle aree della città, con forze in campo adeguate ed efficaci. Inoltre le strade di Napoli sono da mesi presidiate dall’Esercito. Non solo a tutela dei cosiddetti “obiettivi sensibili” o in funzione antiterrorismo, ma nell’ottica di liberare unità e pattuglie di polizia e carabinieri in modo da destinarle a compiti investigativi e di prevenzione e controllo del territorio.
Come riporta Il Mattino, la Questura e il comando provinciale dei carabinieri da tempo hanno avviato un progetto interforze che punta sulla “georeferenzialità”. Significa che le forze dell’ordine – in primis l’Ufficio prevenzione generale guidato dal primo dirigente Michele Spina e il nucleo Radiomobile dei carabinieri coordinato dal maggiore Alessandro Dominici si confrontano, si scambiano informazioni essenziali per il controllo del territorio perché solo conoscendo i luoghi in cui maggiore è la concentrazione dei reati di strada si è in grado di prevenirli.
La Questura di Napoli ha addirittura elaborato un software che si chiama «Xlaw» (dove la lettera X è una variabile), nel quale si inseriscono i dati delle denunce fatte alla Polizia di Stato. In questo modo si è in grado di riconoscere le “serialità”, per esempio rapine commesse da persone con lo stesso tipo di casco o moto. I risultati vengono esaminati e poi trasmessi alla Squadra mobile.
E’ evidente che però tutto questo non riesce a garantire la mancanza di reati. E che può essere solo un modo per cercare di affrontare il problema che ovviamente affligge ogni grande città dove a volte l’indice di criminalità è ancora più alto del capoluogo campano.