Carcere di Airola: la rivolta degli aspiranti boss. Ecco chi sono stati i “capi”


E’ durata 5 ore la rivolta nel carcere minorile di Airola, in provincia di Benevento. E’ stato necessario l’intervento di Polizia e Carabinieri per placare gli atti di violenza che avevano preso piede nella casa di reclusione. Il tutto è iniziato ieri, 5 settembre, intorno a mezzogiorno e mezza. Alcuni detenuti hanno iniziato ad urlare, a sfasciare le brandine delle celle, da cui hanno ricavato pseudo-spranghe, a rompere oggetti e a minacciare le guardie. Tre i principali capi della rivolta: tutti maggiorenni, tutti appartenenti a clan già noti. Pare, infatti, che si tratti di ragazzi giovanissimi che fanno capo ai clan di Scampia, Forcella (la paranza dei bambini) e Ponticelli (i “Bodos“, i De Micco), come riporta InterNapoli.

Già ieri, abbiamo scritto in merito alla questione dell’età e dell’accettazione nelle carceri minorili di persone fino ai 25 anni, grazie alla legge dell’11 agosto 2014. Tale situazione porta, senza dubbio, alla presenza di miniboss all’interno degli istituti di pena, i quali coinvolgono i più piccoli. Da qui, pertanto, il pensiero comune secondo il quale il carcere smette di essere ri-formativo, per diventare una cattiva scuola.

A detta della Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), infatti, la protesta di ieri sarebbe iniziata con futili pretesti (la mancanza delle sigarette) per celare alla base motivi più importanti, quelli legati al potere.

Giuseppe Centomani, dirigente del Centro Giustizia Minorile della Campania, giunto sul posto nella giornata di ieri, ha sottolineato come alcuni dei rivoltosi hanno interesse nella carriera del crimine e questa rivolta è stato il messaggio ad altri aspiranti boss: possedere la capacità di tenere sotto scacco lo Stato.

Una prova di forza, insomma, una rivendicazione di egemonia territoriale all’interno del carcere che, purtroppo, ha portato al ferimento di 3 guardie della Polizia Penitenziaria, le quali hanno trovato soccorso all’ospedale di Sant’Agata dei Goti.

Alle 17 la rivolta era sedata e i danni molti indigenti: pare si sia arrivato a 30.000 euro di danni, tra cui una parete buttata, letteralmente, a terra.


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