Il professore Francesco Dramis dell’università Roma tre, esperto di geomorfologia ha lanciato un preoccupante allarme riguardante il Marsili. Durante un convegno tenutosi nei giorni scorsi a Cesaro, il professore ha fatto sapere che: «Il Marsili è un vulcano attivo che sta nel mare. Il pericolo di una esondazione è reale. Il vulcano c’è e non è spento. Siamo a rischio». L’incontro era l’assemblea generale dell’Associazione Italiana di Geografia e Geomorfologia (AIGeo), che ha avuto luogo nel Geoparco del Cilento. All’incontro erano presenti centinaia di esperti di geomorfologia provenienti da tutt’Italia.
Argomento principale dell’incontro era rischio idrogeologico unito a quello vulcanico e sismico che interessa il nostro paese. Tra i “soggetti” da tenere sotto controllo risulta esserci anche il Marsili, il più grande vulcano attivo situato nelle acque del Mediterraneo tra la costa del basso Cilento e la Calabria. Un vulcano sommerso ma attivo, che se dovesse risvegliarsi potrebbe diventare pericoloso per le popolazioni che abitano le zone tirreniche, costa del Cilento e golfo di Policastro.
Come riportato da Il Mattino, nei giorni scorsi si sono registrate diverse scosse, una in particolare di magnitudo 3.2 con epicentro vicino al vulcano. Il sisma avvenuto in mare aperto non è stato avvertito sulla costa o dagli abitanti delle isole vicine ma preoccupa per la vicinanza dell’epicentro al Marsili.
Il Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e dell’Ingv, ha evidenziato che il Marsili ha una natura esplosiva, e viste le sue dimensioni un’eruzione violenta provocherebbe uno tsunami che in meno di trenta minuti colpirebbe le coste di Campania, Calabria e Sicilia. «È una realtà – ribadisce il professor Dramis – in merito alla quale ci sono diverse posizioni da parte degli studiosi. Ma il Marsili è attivo per cui può risvegliarsi in qualsiasi momento. Lo stesso discorso vale per il Vesuvio a Napoli. In caso di allarme la gente non farebbe neanche in tempo a scappare». Il professore Dramis sostiene che l’unico modo per convivere con questo «pericolo» è conoscerlo perché il rischio non si può eliminare, solo mitigare.