Dietro il suicidio di Tiziana Cantone non c’è solo la vergogna provata a causa dei video che la ritraevano in situazioni intime, ma anche, e soprattutto, le pecche del sistema giudiziario italiano. La ragazza aveva chiesto per vie legali la rimozione dei contenuti su di lei dalla rete, facendo valere il suo sacrosanto diritto “all’oblio” e all’immagine, e aveva anche ottenuto il riconoscimento formale di tale pretesa.
Sulla carta, Tiziana aveva ottenuto giustizia e libertà dagli errori passati, ma la realtà era molto più difficile: le piattaforme web che avevano pubblicato i video, guadagnandoci, hanno accettato la richiesta, ma hanno fatto valere il proprio diritto al risarcimento per le perdite previste in seguito alla rimozione. 20.000 euro che la giovane napoletana non poteva permettersi.
Oggi, però: “Alcune delle società che dovrebbero essere risarcite dalla famiglia di Tiziana Cantone per le spese legate al processo che la donna aveva avviato per ottenere la rimozione del video di cui era protagonista hanno deciso di rinunciare a quei soldi”. A darne notizia l’assessore alle pari opportunità della Regione Campania, Chiara Marciani, intervenendo in diretta a La radiazza di Gianni Simioli, con il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. Un bel gesto, certo. Peccato però che questo bel gesto sia arrivato soltanto dopo la morte di Tiziana e non prima.
“L’assessore Marciani, con cui partecipai ai funerali di Tiziana, ha anche confermato l’impegno della Regione per contrastare queste nuove forme di violenza contro le donne a cominciare da incontri nelle scuole contro il cyber bullismo che saranno avviati nei prossimi giorni – ha aggiunto Borrelli per il quale – è importante che tutti facciano la propria parte per evitare altre storie come quella che ha portato alla morte di una donna di trentun’anni stanca della gogna mediatica creatasi”.
“Intanto, mentre si procede con le indagini per capire chi e come abbia permesso di rendere virale un altro video del genere nel napoletano, sembrerebbe che quello stesso video sia ancora disponibile su alcuni siti porno – hanno poi denunciato Borrelli e Simioli rinnovando – l’appello alla polizia postale a rimuoverlo da qualsiasi sito, chat o altro”.