“Sei italiano, napoletano o siciliano?“. E’ questa la domanda che si para davanti a chi volesse iscrivere il proprio figlio in una scuola del Regno Unito. Discriminazione, razzismo, o semplice gaffe? In un clima politico particolarmente teso, in cui le forza di estrema destra sembrano sopravanzare, ci si chiede fino a che punto si possa discriminare una persona, in questo caso un italiano. Stanno facendo discutere, e molto, i moduli di iscrizione nelle scuole inglesi, i quali prevedono 4 sigle obbligatorie per differenziare gli italiani: ITA (italiano), ITAA (Altri italiani), ITAN (italiano napoletano) e ITAS (italiano siciliano).
Un errore in buona fede? Forse. O più semplicemente, anche il Regno Unito è vittima di quegli stupidi stereotipi sui napoletani e i siciliani. Perché non inserire, ad esempio, le voci “italiano milanese” o “italiano torinese” all’interno del questionario? A pensar male si fa peccato, diceva Andreotti, ma spesso ci si azzecca. Sappiamo che il Sud Italia è conosciuto in tutto il mondo per le sue bellezze naturali e la sua enorme cultura in ambito artistico e letterario.
Ma, soprattutto all’estero, non mancano “ritratti” di siciliani e napoletani fortemente razzisti: da più bonari “siete solo pizza, spaghetti e mandolino” a ben più gravi “Siete solo mafia e camorra“. L’ambasciatore italiano, Pasquale Terraciano, ha sollevato il caso mandando una “nota verbale” al Foreign Office, pur escludendo che si tratti “di una forma di discriminazione attiva“. In un clima, come già detto in precedenza, in cui spinge forte il vento del razzismo, sarebbe stato il caso di evitare questa specificazione. Un errore in buona fede o forse, soprattutto dopo la Brexit, una scelta che per alcuni sa di razzismo.